Concorsi e posto fisso, 100milioni al mese e non cambia mai nulla

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I concorsi ci sono, i concorsisti anche. Cos’è esattamente che non funziona?

Siamo in Italia, non dimenticatelo. Qui i concorsi durano anni o vanno in prescrizione, un po’ come i processi. E, nonostante tutto, gli assidui frequentatori dei concorsi pubblici, continuano a presentarsi nella speranza di avere – una volta per tutte – il tanto ambito posto fisso. Il tasso di disoccupazione dei giovani non tende a diminuire, resta su quel 37% o al massimo risale. Per gli ultimi concorsi sono stati spesi 100 milioni di euro. Più di 800 stipendi messi in palio e più di 300.000 persone che hanno tentato la sorte, per non parlare dei 30 posti per vice-assistenti della Banca d’Italia che ha visto un vero e proprio boom di concorrenti: 84.745 per la precisione. C’è un altro numero, però, che fa riflettere: 76mila persone sono state escluse perché non laureate.

Sono già sul piede di guerra i sindacalisti, mentre i concorsisti sono pronti a fare ricorso. Probabilmente sarà l’ennesimo concorso ad essere bloccato perché, come sempre, non ce n’è uno che vada come dovrebbe. E in lista ci sono così tanti casi che se ne potrebbe scrivere un libro, e anche abbastanza lungo.

Basti pensare al caso della regione Lazio del luglio scorso, quando venne annullato il concorso regionale per 40 infermieri. Vennero assunti 34 impiegati finiti poi al Tar dell’Umbria. O il concorso di Torino, bloccato dopo che circa 2.500 concorsisti avevano superato le dure selezioni. A Pavia, invece, una signora aveva superato l’esame per l’assunzione all’Asl e, anziché la notifica d’incarico, si è vista ricevere la lettera di annullamento delle prove d’esame perché – fondamentalmente – le domande erano troppo difficili e il concorso non era quindi valido. E come dimenticare il Concorsone di Roma, sospeso per ben sette anni? Insomma, la lista potrebbe continuare all’infinito e pare proprio non riescano ad azzeccarne una.

La burocrazia italiana è fatta di una rete complessa di passaggi, blocchi, inadempienze e ricorsi. Se si considera il capitale umano, quello dei concorsisti che studiano per anni e poi per mesi, pur di superare un concorso e accedere ad un meritato posto nel settore pubblico, si fa i conti con un sistema profondamente inadeguato. I giovani devono fare i conti con lo stress di rispondere a domande talvolta non coerenti con ciò che concerne la figura professionale ricercata e, nonostante riescano poi a destreggiarsi brillantemente tra i grovigli nozionistici di un’assurda prova d’esame, si vedono improvvisamente preclusa l’opportunità di lavorare. Per non parlare delle spese che l’Italia affronta. Più di un miliardo e 100 milioni all’anno, ovvero cento milioni al mese, per mettere in moto l’ambiguo meccanismo dei concorsi pubblici. Ed esattamente, per cosa?

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