A livello mondiale l’inquinamento atmosferico causa circa 9 milioni di morti all’anno

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Ognianno,milionidipersonenelmondomuoionoacausadell’inquinamentoOgni anno otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengono riversati nei mari e negli oceani. Ogni giorno 10 miliardi di mozziconi di sigaretta finiscono nell’ambiente. Ogni anno perdiamo 13 milioni di ettari di foresta a causa del disboscamento. A livello mondiale l’inquinamento atmosferico causa circa 9 milioni di morti all’anno, uno ogni cinque secondi. Persino lo spazio è pieno di rifiuti.

Una valanga di rifiuti che inquina la Terra e gli oceani dove si sono formate delle vere e proprie “Isole di plastica”, create dalla corrente. Come se non bastasse il mancato utilizzo su larga scala delle energie rinnovabili ci rende ancora dipendenti dai combustibili fossili che, continuando a bruciare, inquinano l’atmosfera surriscaldandola. Il riscaldamento globale, a sua volta, innesca una serie di reazioni a catena che, secondo le previsioni, costringeranno milioni di persone a emigrare, mettendo a repentaglio l’esistenza stessa del genere umano.

Davanti a questo quadro così sconfortante si rischia di farsi prendere dallo sconforto, ma in realtà ancora possiamo fare molto per invertire la rotta. Come? Ad esempio seguendo la “strategia delle tre R”: Riciclare, Riutilizzare e Ridurre. È chiaro che i grandi cambiamenti debbano avvenire a livello politico e economico, ma se facciamo la nostra parte il cambiamento può iniziare prima e più velocemente.

Una coscienza ecologica esiste dagli anni settanta quando nacque in risposta agli allarmanti effetti dello sviluppo industriale. Una delle prime a levare la sua voce contro l’industria fu Rachel Carson, una biologa statunitense, che nel 1962 pubblicò un libro dal titolo ‘Primavera silenziosa’, dove criticava l’uso indiscriminato che si faceva allora dei fitofarmaci. Un testo che non solo ispirò il movimento ecologista, ma determinò la nascita di una legislazione orientata alla tutela dell’ambiente.

Nel corso degli anni il movimento si è espanso passando attraverso esaltanti vittorie e cocenti sconfitte. Ha posto sotto la lente d’ingrandimento la proliferazione delle armi nucleari e l’uso dell’energia nucleare degli anni sessanta e settanta, fino al cambiamento climatico e riscaldamento globale dei giorni nostri, passando per la battaglia contro il buco dell’ozono e la deforestazione negli anni novanta.

Oggi il volto di queste battaglie è senza dubbio quello di Greta Thunberg, l’attivista svedese, che ha rimesso al centro del dibattito la salvaguardia dell’ambiente con il suo libro “La nostra casa in fiamme”. Ad agosto è salpata dall’Inghilterra, direzione New York, sulla barca da regata Malizia II capitanata dal tedesco Boris Herrmann e da Pierre Casiraghi di Monaco; oggi, 23 settembre, parteciperà al Climate Action Summit delle Nazioni Unite in programma proprio nella grande mela. Poi continuerà il suo viaggio verso il Canada e il Messico, prima di raggiungere il Cile per la conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a dicembre a Santiago.

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