All’università Alessandro Ossena, 30 anni, faceva il cameriere in un ristorante di un centro commerciale, sono passati solo pochi anni e ora si trova a dirigere Merlata Bloom, il più grande centro commerciale di Milano, che ha aperto ieri.
«È da due anni che questo luogo è la mia casa, ci ho passato sabati, domeniche, notti insieme alle nostre maestranze perché tutto fosse pronto e oggi sono anche un po’ commosso».
Lei è molto giovane. Che percorso ha fatto per arrivare qui?
«Mi sono laureato in giurisprudenza all’Università di Milano, poi ho lavorato in alcuni studi legali, ma quel mondo non mi appassionava. Sono approdato a Nhood e mi hanno proposto di assumere questo incarico. Pensavo a un piccolo centro e invece sono qui».
I 210 negozi e i 43 ristoranti sono quasi tutti aperti. Perché non amate che sia chiamato centro commerciale, ma lifestyle center?
«Perché è un concept diverso. Il nostro obiettivo non è che la gente venga, faccia acquisti e se ne vada, come può accadere, ad esempio, in un outlet. Merlata Bloom si colloca fra l’ambito residenziale di Cascina Merlata e Mind, che unisce alla funzione residenziale quella degli uffici, dell’università, della ricerca, della medicina. Noi siamo l’elemento di congiunzione, parliamo a diversi pubblici, il nostro è un centro che va vissuto, dove la gente potrà ritrovarsi, vivere esperienze diverse, dal cinema al ludo-tainment per i più piccoli. E poi c’è un vasto parco».
A regime, con l’indotto impiegherete 2 mila persone.
«Ne mancano ancora alcune centinaia. Nei nostri lavoratori io mi ritrovo: quando ero all’università ho lavorato in un centro commerciale e poter lavorare nel weekend o in fasce orarie serali mi permetteva di seguire le lezioni e di studiare di giorno e durante la settimana. E preferisco guardare il bicchiere mezzo pieno: ci sono ben 1700 persone che lavorano qui oggi».
Parliamo di inclusione: alcuni brand hanno dipendenti con disabilità. Avete altri progetti avete su questo fronte?
«Il centro è senza barriere architettoniche. Inoltre, stiamo lavorando con le associazioni dei non vedenti per rendere il mall sempre più adatto ad accogliere questo pubblico. Al momento abbiamo percorsi tattico-plantari, mappe tattili e il personale sarà formato in modo da saper gestire la presenza di una persona non vedente anche in caso di emergenze».