Alla Corte di Giustizia dell’Unione europea sono in arrivo due ricorsi
Apple mette paura alle banche

Ancora nessun commento

I ricorsi contro la sentenza del 30 agosto 2016 con cui la Commissione europea ha imposto a Apple di restituire all’Irlanda (in cui ‘la mela morsicata’ ha la sede europea) i 13 miliardi di euro di tasse non pagate allo stesso Paese. Secondo i tecnici del commissario Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager Dublino avrebbe concluso con Apple due diversi accordi fiscali nel 1991 e nel 2007, abbassando l’aliquota reale pagata nel Paese, dove la multinazionale veicola tutti i redditi generati in Europa, sotto lo 0,5% e assicurandole così un trattamento privilegiato rispetto ai concorrenti che violerebbe la legge sugli aiuti di Stato.

 

Il primo appello pronto è quello della società di Cupertino che verrà presentato in questa settimana. “Colpire l’Apple è stato un bersaglio conveniente perché genera titoli sui media e non a caso il commissario Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, la responsabile del provvedimento, è stata scelta come ‘Danese dell’anno per il 2016’ dal giornale Berlingske” (in foto).  A dichiararlo all’agenzia Reuters è Bruce Sewell, consigliere generale di Apple.

Un’altra frecciata nei confronti della Commissione europea è stata scagliata da Luca Maestri, CFO (Chief Financial Officer) di Apple: “Il Commissario Vestager dice che la società deve pagare in Irlanda le tasse per tutti i profitti raggiunti al di fuori degli Stati Uniti, ma questa è una teoria assurda perché a Cork, (Sud dell’Irlanda), ‘Apple Sales International’ e ‘Apple Operations Europe’ sono solo sedi operative in cui non si genera nessuna proprietà intellettuale e nessuna attività di ingegneria”.

Il secondo ricorso è stato preparato dal governo irlandese, che, secondo la sentenza della Commissione europea, ha il diritto di ricevere dalla Apple 13 miliardi di euro. Ma evidentemente a Dublino stanno più a cuore i posti di lavoro creati dalla società di Tim Cook, posti di lavoro che potrebbero essere a rischio qualora Apple dovesse decidere di abbandonare la sede in Irlanda. Non a caso il rimpatrio dei profitti esteri delle grandi multinazionali è uno degli obiettivi della nuova presidenza Trump.

“Un’interferenza nella sovranità nazionale” e una “comprensione sbagliata di come funziona la tassazione delle multinazionali”. Queste sono le due principali motivazione alla base dell’appello scritto dal governo, che ha poi aggiunto: “di non aver negoziato alcun accordo ad hoc con singoli contribuenti, ma che il parere indirizzato a Apple è solo una interpretazione del normale trattamento fiscale in vigore nel Paese che prevede che le imprese non residenti non paghino tasse sui profitti realizzati sull’isola”. “Semmai”, ha dichiarato il governo irlandese, Apple dovrebbe pagare le tasse negli USA”.

Probabilmente con l’inizio della presidenza Trump dal 20 gennaio questo potrebbe accadere…e forse l’Irlanda e l’Europa perderebbero migliaia di posti di lavoro.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI

L’Unione Europea mette a disposizione 780 milioni per i combustibili alternativi 

Pronti 780 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture quali stazioni di ricarica elettrica, stazioni di rifornimento di idrogeno, soluzioni di elettrificazione di banchine, stazioni di rifornimento di ammoniaca e metanolo nei porti, soluzioni per adozione dell’elettricità e dell’idrogeno per le movimentazioni negli aeroporti e dell’idrogeno in ambito ferroviario.

Leggi »