Arriva la mini-patrimoniale sui risparmi ma i conti correnti pagano solo 34 euro

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Se il Natale 2012 vi sembrerà di magro, preparate il Veglione con la nuova imposta di bollo sugli investimenti. Il 31 dicembre l’erario fotograferà tutte le giacenze — conti correnti bancari e postali, libretti, polizze vita, fondi comuni e derivati — e applicherà l’1 per mille, destinata a rincarare dal 2013, quando le persone fisiche pagheranno l’1,5 per mille senza limiti. Fanno 1.500 euro per ogni milione.
Una misura dai connotati regressivi e che diversi operatori giudicano iniqua, per errori dei “tecnici” del governo e le efficaci pressioni della lobby bancario-assicurativa. Il rischio è che a pagare di più sia la gente normale, e non «i professionisti della speculazione e dell’elusione», come li chiama il senatore dell’Idv Elio Lannutti, che aveva promesso battaglia. Negli attimi finali della legislatura, però, le due sole mitigazioni riguardano i conti correnti di base (quelli da destinare ai clienti con entrate sotto i 7.500 euro di indice Isee), e un tetto di imposta a 4.500 per le società dall’anno prossimo. Il gestore di fondi comuni Alberto Foà, fortemente critico, l’ha chiamata «la patrimoniale sui poveri».
O forse, a causa dei veti del centrodestra (che non avrebbe mai votato una patrimoniale vera) è soltanto una patrimoniale “vorrei ma non posso”, anche se Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, la bolla come «vera e propria patrimoniale, che si abbatte solo sulla ricchezza finanziaria».
Vediamo i dettagli.
CONTI CORRENTI, LIBRETTI AL PORTATORE E POLIZZE RIVALUTABILI
Per giacenze medie fino a 5mila euro, che rappresentano circa la metà dei 23 milioni di conti bancari o postali, non c’è impatto, come già nel 2012 quando sparì l’imposta
di bollo. Per gli altri rincara da 22,8 a 34,2 euro per le persone fisiche, mentre per le giuridiche il bollo va a 100 euro. Fine del salasso, e secondo molti operatori — soprattutto del risparmio gestito — il forfait è frutto della
suasion
della corporazione finanziaria: banche, assicuratori e Posta hanno saputo
preservare i loro depositi. «Dal prossimo anno chi ha investimenti ridotti dovrà per forza lasciarli sui conti correnti, che continueranno a corrispondere interessi bassissimi e lucreranno comprando loro Btp che rendono il 3% annuo», ha detto Foà. Due particolari: per tanti conti, tante volte l’imposta. Che
in ogni caso si paga in base ai giorni di giacenza eccedente i 5mila, e da un minimo di 1 euro.
FONDI COMUNI, AZIONI, DERIVATI, ALTRE POLIZZE, BUONI POSTALI
Il fardello più pesante toccherà a tutti gli altri prodotti finanziari. Su questi investimenti si pagherà
l’1 per mille nel 2012, con tetto di 1.200 euro. Da gennaio altro aumento: imposta all’1,5 per mille, tetto a 4.500 euro solo per le società giuridiche. La postilla, passata negli emendamenti, è stata introdotta perché «le imprese detengono circa il 50% dei titoli, azioni e fondi comuni in circolazione», si legge
nella relazione tecnica del “Dl stabilità”. I gestori saranno sostituti di imposta, quindi se mancano i contanti dovranno monetizzare quote di fondi (mentre ancora non è chiaro come potranno sostituirsi nei titoli sono in regime di dematerializzazione).
Poi ci sono gli effetti regressivi:
per tutti i giardinetti titoli sotto i 34.200 euro — e 22.800 l’anno prossimo — l’imposta è fissa a 34,2 euro. Il paradosso è che per un investimento di soli 100 euro l’aliquota è del 34,2%. Non si tratta di casi limite: nei dati di Assogestioni il cliente medio detiene fondi comuni pari a 10mila euro; per lui l’imposta reale (3,4 per mille) è doppia rispetto all’1,5 per mille che pagano i più ricchi. L’esenzione al disotto dei 5mila euro, per loro, non è stata applicata, con i probabili effetti di falcidiare ulteriormente l’industria nazionale del risparmio
gestito.
I FURBETTI DEL RISPARMIO
Dai lavori prenatalizi di gestori e private banker, sembra prepararsi una migrazione lampo che permetta ai veri ricchi a eludere l’imposta. Poiché il pagamento avviene sui titoli esistenti il 31 dicembre, basterà imbastire un prestito titoli da un milione di euro, scadenza pochi giorni, per incassare il corrispettivo in conto corrente e pagarci i 34,20 euro di legge, anziché i 1.500 degli “altri strumenti”. Poi a gennaio quei titoli tornano al loro posto, senza che la legge obietti nulla.

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