Interrogazione parlamentare sulla crisi che sta attraversando la Banca Popolare di Vicenza
Banca Popolare di Vicenza fa il bis in Puglia

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“Al Ministro dell’economia e delle finanze – Per sapere – premesso che:
la Banca Popolare di Vicenza è stata fondata a Vicenza nel 1866 ed è la prima Banca Popolare sorta in Veneto;
attualmente è controllata dal “Fondo Atlante”, costituito per far fronte alle emergenze bancarie;
la Banca Popolare di Vicenza ha chiuso l’offerta pubblica di transazione (Opt) con i soci ‘azzerati’ raccogliendo adesioni pari al 70,3% delle azioni incluse nel perimetro della proposta, al netto dei soci irreperibili e delle posizioni già oggetto di specifica analisi;
 
l’esercizio 2016 si è chiuso con una perdita di 1,9 miliardi di euro, dopo gli 1,4 miliardi di rosso accumulati nel 2015. Sul risultato, si legge in una nota della banca, hanno pesato accantonamenti e rettifiche per 1,72 miliardi di euro;

per risollevarsi, la B.P. di Vicenza ha chiesto la Bce di autorizzare l’ingresso dello Stato nel capitale. Il ricorso agli aiuti di Stato “è un processo articolato e complesso, che richiede la preventiva decisione della Direzione Generale della Concorrenza (DG Comp) della Commissione Europea sulla compatibilità dell’intervento con la normativa in materia di aiuti di Stato i cui esiti sono allo stato incerti”. “Il rafforzamento patrimoniale rappresenta un presupposto per la continuità aziendale e per il positivo completamento dell’operazione di fusione”;

il peggioramento degli indici di liquidità, invece, ha spinto la banca a chiedere alla Banca d’Italia e al Ministero dell’Economia di poter emettere altri titoli con garanzia dello Stato fino a un massimo di 2,2 miliardi con una durata di 3 anni. Nel mese di marzo la situazione della liquidità “è peggiorata quale conseguenza della significativa uscita di raccolta commerciale a seguito dei timori di bail-in connessi alle incertezze sul processo di ricapitalizzazione”. Nel 2016 la raccolta diretta era già scesa del 14,4% a 18,8 miliardi per via degli “impatti reputazionali” sul gruppo;

in una nota della banca si legge i requisiti patrimoniali consolidati pro-forma della Banca Popolare di Vicenza al 31 dicembre, includendo la seconda tranche del versamento in conto futuro aumento di capitale effettuato dal Fondo Atlante;

nel dettaglio dell’offerta, la transazione si è rivolta a larga parte della base sociale della Banca Popolare di Vicenza, circa 94.000 azionisti, avviata il 10 gennaio e conclusasi alle ore 13.30, sulla base dei dati preliminari esaminati dal cda riporta adesioni di 66.712 azionisti, pari al 71,9% del totale, portatori del 68,7% delle azioni comprese nel perimetro dell’Offerta medesima. Al netto delle posizioni irrintracciabili e di quelle già oggetto di specifica analisi, la percentuale degli azionisti aderenti è pari al 72,9%, corrispondenti al 70,3% delle azioni BPVi rientranti nel perimetro dell’offerta di transazione. “Il cda – recita la nota – ha espresso la propria soddisfazione, ancorché non sia stata raggiunta la soglia di adesioni dell’80% prevista nel Regolamento dell’Offerta”. Il cda ha poi chiesto alle strutture della Banca di completare nel minor tempo possibile i controlli necessari per disporre di un dato certo e definitivo così da consentire, per quanto possibile in occasione della riunione consiliare del 13 aprile di decidere in merito
alla rinuncia alla condizione sospensiva rappresentata dal raggiungimento della soglia dell’80% delle adesioni e di procedere, conseguentemente, al versamento del riconoscimento economico di 9 euro per azione spettante agli azionisti che abbiano aderito all’offerta-:
quali azioni urgenti il Governo intenda intraprendere al fine di scongiurare il precipitare della crisi che la Banca popolare di Vicenza sta attraversando”.
 
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