Banche Centrali, come affrontare il new normal
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Jeremy Lawson, capo economista di Standard Life Investments, spiega che il risultato del meeting FOMC dovrebbe confermare quello che i mercati stanno già scontando da qualche tempo: le banche centrali sono intrappolate in quello che il membro della FED Lael Brainard ha soprannominato il “new normal” che supporta tassi di interesse ultra bassi. I punti chiave di questo paradigma post-crisi includono:

  • elevate quantità di capacità inutilizzata;
  • un sommesso movimento verso l’inflazione nelle aree in cui questa capacità inutilizzata è in diminuzione;
  • una rapida trasmissione di choc finanziari interni ed esterni attraverso le condizioni finanziarie ed economiche interne;
  • tassi di interesse reali bassi in un quadro di crescita produttiva stagnante;
  • funzioni di reazione più orientate verso il rischio di ribasso dato che oggi c’è meno spazio per adottare nuovi stimoli monetari.

A questa lista aggiungeremmo un meccanismo di trasmissione monetaria compromesso.

Per la Fed, questo significa che anche l’incontro di oggi rischia di terminare senza rialzi dei tassi – in netto contrasto con i quattro rialzi previsti in questo stesso periodo lo scorso anno – spiega Jeremy Lawson -. Quanto a quelle banche centrali dei mercati sviluppati ed emergenti che hanno ancora spazio per misure di politica monetaria convenzionale, è probabile che i tassi tendano a scendere nel corso dei prossimi 12 mesi, anche se dovrebbe almeno essere semplice soddisfare le aspettative del mercato dovish.

Dopo gli annunci di agosto, la BoE ha ora meno margine di manovra convenzionale per allentare la politica monetaria, anche se ha ancora spazio per espandere il programma di acquisto di asset – spiega Jeremy Lawson -. Tuttavia, la BCE e la BoJ si trovano in posizioni più complesse: le probabilità di raggiungere i loro obiettivi di inflazione nei prossimi due anni stanno diminuendo, mentre le politiche non convenzionali delle due banche centrali ormai state spinte quasi al limite.

A meno che non siano disposte a prendere in considerazione misure ancora più radicali, evenienza improbabile in questa fase, il meglio che possano fare è puntare a rendere le attuali politiche più sostenibili, in paziente attesa dei primi segnali di successo – spiega Jeremy Lawson -. Nel caso della BCE il programma di acquisto sarà probabilmente esteso, ma non accelerato. Quanto alla BoJ, invece, potrebbe essere utile spostare il suo obiettivo di inflazione del 2% verso un obiettivo più a medio termine, prendendo contemporaneamente i primi passi verso un irripidimento della curva dei rendimenti.

 

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