Christine Lagarde torna a parlare di tassi e di inflazione
La presidente della Banca Centrale Europea non si è esposta più di tanto su quanto deciderà di fare sui tassi dell’Eurozona.
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La presidente della Banca Centrale Europea non si è esposta più di tanto su quanto deciderà di fare sui tassi dell’Eurozona.

“E’ cruciale che le banche centrali mantengano ancorate le aspettative sull’inflazione”, ha detto la numero uno dell’Eurotower, nel discorso pubblicato sul sito della Banca centrale europea.

Lagarde ha fatto riferimento all’importanza della comunicazione, nel suo discorso “Communication and monetary policy”, proferito da Londra.

Messa in evidenza, in particolare, la necessità che le banche centrali lavorino sul modo in cui comunicano con i mercati e con i cittadini, in un contesto in cui la soglia di attenzione degli interlocutori, con Internet, si è fatta sempre più bassa, e in una situazione in cui, ha fatto notare ancora Lagarde, da “un sondaggio globale” è emerso che “quasi la metà degli interpellati ha detto di vedere nei loro governi una fonte di informazione falsa e ingannevole”.

Lagarde ha aggiunto inoltre che, “con l’inflazione che ora sta scendendo, una comunicazione efficace rimarrà probabilmente di grande importanza anche dopo che il picco dell’inflazione attuale”.

“Così come ho detto a Jackson Hole – ha continuato la numero uno dell’Eurotower – stiamo entrando in un mondo caratterizzato da importanti transizioni sui mercati del lavoro ed energetici e nella geopolitica: tutti fattori che possono tradursi in shock dei prezzi relativi più forti e più frequenti”.

Di conseguenza, “in questo mondo sarà cruciale che le banche centrali mantengano ancorate le aspettative di inflazione in modo fermo, a fronte dei cambiamenti dei prezzi relativi”.

Lagarde ha sottolineato tra le altre cose che, dopo il periodo in cui è cresciuta, “a seguito della rapida risposta che abbiamo dato durante la pandemia” Covid-19,  la fiducia dei cittadini nei confronti della Banca centrale europea è tornata a scendere in concomitanza con il recente aumento dell’inflazione”.

Ma noi, “alla Bce, prendiamo in modo estremamente serio questo contesto, caratterizzato da una comunicazione frammentata e dal calo della fiducia”.

Di fatto,  “assicurare che i messaggi della nostra politica (monetaria) arrivino a un pubblico più ampio è cruciale per la legittimità delle banche centrali indipendenti nelle democrazie, e per l’efficacia stessa della politica monetaria – ha rimarcato Lagarde.

Tra l’altro, “la comunicazione ricopre un ruolo cruciale nell’influenzare le aspettative della gente sull’inflazione“.

Nel caso specifico della Banca centrale europea “è dunque di fondamentale importanza non solo adottare misure decisive per far scendere l’inflazione, ma anche comunicare in modo efficace, al fine di accertaresi che le aspettative di inflazione di medio termine rimangano ancorate”.

Lagarde non ha perso l’occasione di rimarcare che “più che mai, il riuscire a trasmettere la nostra determinazione a riportare la crescita dell’inflazione al target del 2% nel medio termine è vitale per impedire il presentarsi di dinamiche inflazionistiche che si auto-avverino”.

Qualche giorno fa, in occasione dell’appuntamento annuale del simposio di Jackson Hole, nello stato americano dello Wyoming, che la Federal Reserve organizza ogni anno, la presidente della Bce Christine Lagarde aveva sottolineato che, nell’area euro, i tassi di interesse sarebbero rimasti elevati per “tutto il tempo necessario”, ovvero fino a quando la battaglia contro la fiammata dell’inflazione, che assilla tuttora diverse banche centrali al mondo, non sarebbe stata vinta.

“Sebbene stiamo facendo progressi, la lotta contro l’inflazione non è stata ancora vinta”, aveva detto l’ex direttrice dell’Fmi.

Tuttavia, i mercati scommettono su un nuovo rialzo dei tassi nella riunione di giovedì prossimo con una probabilità di appena il 29%.

Viene da chiedersi così se Lagarde non stia commettendo qualche errore nel suo modo di fare comunicazione.

L’attenti dall’inflazione dell’Eurozona. Ma Centeno (Bce) frena

Qualche giorno dopo il discorso di Lagarde a Jackson Hole è arrivata la tegola del dato relativo all’inflazione dell’area euro, che ha alimentato ulteriormente i timori sullo scenario con cui l’Eurotower potrebbe essere alle prese:

quello di una stagflazione, condizione dell’economia su cui i trader stanno tra l’altro già scommettendo,  andando così contro quanto detto dalla stessa Lagarde.

L’indice dei prezzi al consumo (CPI), tra i parametri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione, è salito di fatto in Eurozona, nel mese di agosto (la lettura resa nota è preliminare), al tasso annuo del 5,3%,attestandosi a un livello superiore al ritmo del 5,1% che era stato previsto dal consensus degli economisti.

La buona notizia è che l’inflazione core, quella che si è confermata in questi ultimi mesi particolarmente ostinata, è salita del 5,3%, rispetto al +5,5% di luglio, rallentando il passo.

Detto questo, stiamo parlando di una crescita delle pressioni inflazionistiche che prosegue a un ritmo più che doppio rispetto a quello su cui punta la Banca centrale europea, pari a +2%, fattore che solleva interrogativi sul futuro del trend dei prezzi.

La stessa Fmi ha sottolineato che è possibile che quell’era di tassi bassi(addirittura tassi negativi) che ha caratterizzato il periodo successivo alla grande crisi finanziaria globale faccia parte ormai di un passato che ha scarse possibilità di essere replicato.

L’alert di Centeno (Bce) sui tassi: rischiamo di fare troppo

Allo stesso tempo, l’avvertimento sul rischio che la Bce alzi i tassi troppo e per un periodo troppo lungo i tassi per contrastare l’inflazione, arrivando a strozzare la crescita del Pil, è stato lanciato sempre oggi dalla stessa Bce.

Nelle ultime ore ha parlato il governatore della Banca del Portogallo ed esponente del Consiglio direttivo della Bce, Mario Centeno.

Centeno ha addirittura detto che il tasso di inflazione dell’area euro sta scendendo a un ritmo più veloce rispetto a quello che aveva caratterizzato la sua crescita, rimarcando che esiste il pericolo che l’Eurotower stia esagerando nell’alzare i tassi.

Il nuovo outlook di Morgan Stanley: tasso terminale raggiunto?

Alcuni economisti stanno iniziando a cambiare idea su quello che potrà accadere giovedì prossimo, 14 settembre, quando la Bce di Christine Lagarde si riunirà per annunciare la propria decisione sui tassi.

Riferendosi al dato sull’inflazione dell’area euro (lo stesso di cui sopra), da cui è emerso che, nel settore servizi, il tasso di crescita dei prezzi ha rallentato il passo dal +5,6% di luglio al +5,5%, nel mese di agosto, e indicando anche il deterioramento dei fondamentali economici dell’economia del blocco, Morgan Stanley ha scritto in una nota di aver cambiato il proprio outlook, relativo all’imminente meeting dell’Eurotower.

Non più un rialzo dei tassi, come previsto in precedente, ma una pausa.

In precedenza, gli analisti del colosso bancario americano avevano stimato invece per settembre l’ultima stretta monetaria della Bce.

L’ultima riunione della Bce sui tassi è avvenuta il 27 luglio scorso: in quell’occasione, Lagarde e colleghi hanno alzato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%.

Con l’aggiornamento del nuovo outlook, Morgan Stanley ha detto dunque di ritenere che il tasso sui depositi abbia già testato il livello finale (noto anche come tasso terminale), al 3,75%, dopo che alla fine di luglio i tassi erano stati alzati di 25 punti base, portando a +425 punti base l’ammontare totale delle strette monetarie lanciate in un anno dalla Bce.

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