Con la crisi i Compro Oro sono spuntati come funghi nel nostro Paese, una sorta di “Monte di Pietà” del Ventunesimo secolo. Peccato che molti di questi si siano caratterizzati soprattutto per le perquisizioni che hanno tolto il velo sulle attività in nero, il riciclaggio e le frodi fiscali. Ma non bisogna certo fare di tutta l’erba un fascio.
Il business del Compro oro ha ora contagiato anche Poste Italiane: lingotti, monete, gioielli e quant’altro sia stato realizzato con il prezioso metallo potrà essere venduto presso gli sportelli in cui si è abituati pagare bollette e multe. La novità è stata resa possibile da uno degli ultimi emendamenti al Decreto Sviluppo, con le Poste stesse che vengono praticamente equiparate a una banca.
Come precisa questa norma, il gruppo postale ha la possibilità di esercitare in modo professionale anche il commercio dell’oro, in base a quanto previsto dalla legge “Nuova disciplina del mercato dell’oro”. In particolare, le Poste avranno il compito di comunicare ogni compravendita all’Ufficio Italiano dei Cambi: le Poste hanno precisato che si tratterà di un investimento sul valore del metallo. Di conseguenza, dovrebbe essere improprio parlare di compro oro. In effetti, la legge citata usa un verbo ben preciso, “l’esercizio del commercio di oro può essere svolto dalle banche”, dunque una possibilità e non un dovere.