Consumatori: le banche sono patetiche

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L’Associazione bancaria italiana (Abi) in pressing sull’Fondo monetario internazionale (Fmi) per evitare nuove possibili richieste di maggiori capitali che sarebbero disastrose per il sistema e l’economia italiana. Una richiesta «patetica», secondo Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori). «Un inutile pianto greco, l’ennesimo appello inaccettabile e pretestuoso», rincara la dose Comitas, il coordinamento delle piccole e microimprese italiane.
In vista della missione del Fmi in Italia l’Abi sta presentando documenti per dimostrare come le banche italiane scontino norme più severe in tema di crediti deteriorati rispetto alle rivali europee e per questo appaiono più fragili. «Vogliamo evitare un nuovo caso European banking authority (Eba)» dice il presidente Giuseppe Mussari che chiede l’utilizzo di parametri comuni per tutti.

TIMORE DI NORME PIÙ SEVERE PER L’ITALIA.

Le banche italiane temono così che dietro una questione apparentemente tecnica si possa innescare un nuovo attacco speculativo al paese così come già visto negli stress test dell’Eba che, considerando i titoli di stato, soggetti a perdite potenziali, hanno imposto forti aumenti di capitale alle banche italiane, peraltro realizzati a costi più elevati dato l’alto spread. L’Abi chiede così non un livellamento verso il basso delle regole (la Banca d’Italia è infatti molto severa e realizza frequenti ispezioni ndr) ma «che l’Fmi, il quale non conosce bene la situazione italiana, eviti di compiere nuovi errori e di usare parametri non omogenei altrimenti è una truffa e un danno non solo alle banche ma a tutta l’economia del paese» spiega Mussari.
Il direttore generale Sabatini, che con il Fondo ha avuto e avrà diversi incontri intende così mostrare, dati alla mano, una simulazione di cosa accadrebbe alle banche europee «usando i nostri parametri e a quelle italiane usando i loro, si vedrebbe che nel confronto noi siamo in una posizione molto migliore». L’Abi ricorda così il recente rapporto dell’Fmi che attribuiva alle banche spagnole minori crediti deteriorati e un minor tasso di copertura. Dati completamente ribaltati nel rapporto del revisore indipendente Oliver Wymann commissionato da Bruxelles per dare il via libera al salvataggio delle banche iberiche.

CONSUMATORI, PATETICO APPELLO ABI A FMI.

L’appello dell’Abi e delle banche italiane al Fondo Monetario Internazionale per chiedere di allentare i parametri normativi sui capitali, perché sarebbero penalizzate in termini di crediti deteriorati «è patetico», lo affermano in una nota Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori). «Il pressing sull’Fmi per evitare nuove possibili richieste di maggiori capitali che sarebbero disastrose per il sistema e l’economia italiana, non deve essere accolto per evitare che consumatori, famiglie e Pmi, oltre al danno vengano pure beffati.

I 274 MILIARDI AL 1% PER RAFFORZARE IL CAPITALE.

Invece di utilizzare 274 miliardi di euro di prestiti triennali al tasso dell’1% per operazioni speculative come il riacquisto delle proprie obbligazioni ibride, con guadagni secchi del 25-30%, o di annunciare pingui dividendi ai loro azionisti, dirottino quegli utili al rafforzamento del capitale. Anche perché avere banche più fragili, dopo che gli utenti ed i consumatori italiani sono stati costretti a sacrificare sull’altare della stabilità tassi più elevati dello 0,50% sui mutui prima casa e costi più alti, pari a 295,66 euro annui nella gestione dei conti correnti rispetto ai 114 euro medi dell’Europa a 27, con un prelievo forzoso di oltre 6 miliardi di euro l’anno per decenni, sarebbe inaccettabile per i consumatori ed utenti dei servizi bancari».

COMITAS, L’APPELLO DELL’ABI UN INUTILE PIANTO GRECO.

«Un inutile pianto greco quello delle banche, che oggi hanno lanciato al Fmi l’ennesimo appello inaccettabile e pretestuoso». Lo afferma Comitas, il coordinamento delle piccole e microimprese italiane, commentando il pressing dell’Abi sull’Fmi per evitare nuove possibili richieste di maggiori capitali.
«Le banche piangono per i crediti deteriorati che sono cresciuti di quasi il 20% e hanno superato quota 165 miliardi, per la redditività che è scesa per il margine creditizio all’osso, per gli obblighi di riserva aumentati, per l’esubero di personale, per la fiscalità eccessiva e penalizzante.

SPECULAZIONE FINANZIARIA SUPERIORE AL PIL EUROPEO.

Poi però si legge che gli utili degli istituti bancari sono ripartiti a miliardi, che si sta di nuovo gonfiando la speculazione finanziaria, e che le operazioni extrabancarie, dette ombra, sarebbero addirittura superiori ai Pil degli Stati. Tutti sanno che sono state proprio queste speculazioni, incontrollate e senza certezza di solvibilità, a gettare il mondo economico e produttivo in crisi». Le banche quindi, conclude Comitas, «la smettano di fare il pianto greco, e ricomincino a svolgere il proprio ruolo, quello cioé di fare credito alle piccole e microimprese, consentendo le ripresa dell’economia nazionale».

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