Conti malmessi per San Marino
preliminare di compravendita

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Gli affari per la piccola repubblica sono cambiati molto con la crisi finanziaria. Finito nella lista nera dei paradisi fiscali da parte del governo italiano nel 2009 è arrivata puntuale la caduta del reddito nazionale dai 1.615 milioni di euro del 2010 ai  1.357 del 2013. Il sistema bancario sammarinese, composto da cinque gruppi, ha dovuto quindi fare i conti con il cambiamento del modello di business.

Secondo una fonte interna citata da Reuters il profilo del nuovo governatore dovrebbe includere esperienze in istituzioni e organizzazioni internazionali: “cerchiamo un banchiere centrale che supporti il cambiamento di San Marino e la sua volontà di aprirsi al mondo“.

In proposito la repubblica ha già preso parte lo scorso anno a un gruppo di Paesi che condividono automaticamente i propri conti bancari con l’Unione Europea e i Paesi Ocse, la cui attuazione partirà dal 2017. Nel frattempo sono in atto le trattative con l’Ue per accordare la libera circolazione dei capitali.

Fra le maggiori sfide che San Marino si troverà ad affrontare nel prossimo futuro c’è il risanamento del principale istituto bancario, che richiederebbe un’iniezione di denaro pubblico pari al 13% del Pil. Più in generale si stima che, nel sistema bancario sammarinese, 2 crediti su 5 siano “non performing”. Quel che pare certo, secondo un ex advisor di San Marino, Martino Vincenti, è che i vecchi tempi della Serenissima non torneranno mai più indietro.

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