Cosa dobbiamo aspettarci dal mercato azionario
L’ultimo dei massimi storici degli indici è stato toccato il 25 gennaio, con gli operatori che gongolavano davanti ai dati macroeconomici.
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I dati sulla crescita economica continuano ad essere positivi.

L’ultimo dei massimi storici degli indici è stato toccato il 25 gennaio, con gli operatori che gongolavano davanti ai dati macroeconomici.

Lo stesso giorno, anche Christine Lagarde durante la conferenza stampa a seguito del meeting della BCE, con dei toni più da colomba, ha aiutato gli indici azionari europei, indicando come i dati puntuali segnalino un raffreddamento dell’economia e dell’inflazione, e spiegando come la BCE sia pronta ad agire, portando il mercato a prevedere il primo taglio ad aprile (con il 70% di probabilità).

Nel frattempo, le aziende stanno aiutando la narrativa Goldilocks battendo mediamente le attese del 6% (dato in linea con gli ultimi quattro trimestri), con Netflix e IBM sul gradino più alto del podio in USA e ASML e LVMH in Europa. Dal podio e dalle “magnifiche 7” possiamo però escludere Tesla, che con il suo -26% da inizio anno è addirittura scesa al decimo posto tra i titoli più pesanti nell’indice S&P500, superata da Berkshire Hathaway e Broadcom.

Anche in Cina, il mercato più in sofferenza negli ultimi mesi, abbiamo visto segnali di recupero, con un balzo dell’8% nell’ultima settimana grazie ad interventi a supporto dei mercati da parte del governo socialista.

Possiamo aspettarci ulteriori massimi storici nelle prossime settimane?

I mercati vivono di aspettative e creano degli scenari che, a seconda della loro conferma o meno, causano i movimenti al rialzo o al ribasso. Adesso lo scenario sui mercati è quello appunto di Goldilocks: utili che crescono, inflazione che rientra vicino al 2%, PIL che mantengono una crescita, moderata ma sempre crescita. Più durerà questo scenario o meglio questa narrativa, più supereremo i massimi storici. L’evidenza empirica degli ultimi mesi ci può far stimare che trenta giorni di dati che confermano e convincono gli operatori di questo scenario valgono un rialzo di 3 punti percentuali.

Cosa può quindi rompere questo equilibrio?

Non sembra essere la FED, che ha mantenuto i tassi invariati, così come atteso e ha lasciato chiaramente intendere che un taglio prima di marzo sembra prematuro. Tuttavia, al momento poco importa. Sembra esserci più attenzione al traffico merci in Medio Oriente: il ricordo dei colli di bottiglia nelle catene di fornitura che hanno causato la fiammata inflazionistica del 2021 e la coda nel 2022 è ancora vivido.

Ma adesso tutto dipenderà dai colossi USA: arrivano i risultati di Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet e Meta. Con l’inizio di febbraio si ripete il solito copione (quanto è l’utile rispetto alle attese? Com’è la guidance? Quali sono le indicazioni sul trimestre in corso?), con rialzi e ribassi significativi e, a causa del loro peso, con riflessi sugli indici azionari americani e globali. E poi ci sarà il dato sui posti di lavoro di gennaio, molto atteso per confermare o meno la narrativa Goldilocks. Insomma, giorni in cui non potremo staccarci dai monitor, ma nella testa avremo sempre la bambina coi riccioli d’oro.

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