Cresce la domanda di credito

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Fragilità della domanda interna, redditività sempre più bassa e capacità di autofinanziamento al lumicino spingono sempre di più le imprese a rivolgersi al sistema bancario per avere credito a sostegno dell’attività ordinaria e, in qualche caso, per gli investimenti.
A ottobre, secondo il Barometro Crif, il numero delle domande di credito da parte delle imprese è cresciuto del 9% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso che aveva registrato un andamento piatto. Grazie agli incrementi registrati da maggio in avanti, nei primi dieci mesi 2012 la domanda di credito è tornato ad essere positiva (+1,6%) e cresce addirittura del 24% rispetto allo stesso periodo del 2008, prima cioè della prima crisi del credito (legata ai mutui subprime). Nella serie storica dal 2009 in avanti, il punto più basso è stato toccato a gennaio scorso (-11%), dopo la crisi dei debiti sovrani e a conferma anche dell’elevata volatilità che ha caratterizzato l’attività economica negli ultimi due anni.
Il dato, ricavato dall’analisi di oltre 8 milioni di posizioni creditizie di utenti business con l’esclusione delle grandi operazioni di finanziamento, non va considerato un segnale completamente negativo.
Da un lato, come rileva Simone Capecchi, direttore sales&marketing di Crif, indica «l’accelerazione del processo di riposizionamento della imprese italiane, già messe a dura prova dalla fine del 2008». La debolezza del mercato interno comporta «la continua erosione della redditività delle imprese e della loro capacità di autofinanziamento. Questo fa sì che le imprese abbiano mantenuto elevata l’esigenza di credito anche in questa fase di congiuntura negativa».
Dall’altro, però, è il frutto della vitalità di una parte delle imprese. Poco meno di un terzo della nuova domanda di finanziamenti, stima il credit manager di una delle principali banche italiane, è per nuovi investimenti. Un segnale di “risveglio” che si coglie anche nell’ultima indagine qualitativa della Banca d’Italia (si veda l’articolo a fianco). Il resto, invece, nasce soprattutto dall’esigenza di ristrutturare crediti esistenti o di ricostituire le scorte di magazzino. Significativo è anche l’aumento degli importi richiesti dalle imprese. Nei primi dieci mesi 2012 l’importo medio dei finanziamenti è ulteriormente cresciuto a 56.750 euro contro i 55.675 di un anno prima. Insomma, il bicchiere non è ancora a metà ma non è neppure vuoto del tutto.
«La dinamica positiva della domanda di credito – ricorda comunque Capecchi – si scontra con gli avvenimenti che hanno caratterizzato in particolare questo ultimo anno e che hanno prodotto, di riflesso, politiche creditizie più prudenti da parte degli istituti, con la crescita del rischio-Paese che ha generato un aumento rilevante del costo della provvista e l’inevitabile maggiore selettività degli impieghi».

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