Crisi Euro: quanto costa l’unione bancaria? BCE, ostacoli alla supervisione

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Il tentativo di costruire l’unione bancariasembra essere un progetto che mina alle basi della moneta unica, anziché rafforzarla: lastoria dell’Euro, dalla fondazione alla diffusione della crisi, è una storia di compromessi che tuttavia, non hanno ancora portato alla creazione di una unione monetaria autentica e stabile.

Quanto costa l’unione bancaria in termini economici e politici? Perché la BCE incontra così numerosi ostacoli nella costruzione di un meccanismo di supervisione del sistema bancario? Nel futuro, l’Europa dovrà imparare a far convergere gli interessi dei paesi che condividono la moneta unica con quelli che ne sono fuori.

Banca-Debito-Governo

Le banche “cattive” hanno ridotto in macerie le finanze pubbliche tanto in Spagna, quanto in Irlanda. In paesi come Italia e Grecia, invece, i governi sembrano essere più propensi ad incoraggiare le banche all’acquisto di titoli di Stato. Questo sistema, dunque, implica un pericoloso legame, un circolo vizioso tra banche e governi che potrebbe essere superato soltanto grazie ad un sistema di supervisione in grado di decidere, se necessario, di separare il sistema bancario da quello governativo.

Sul panorama Europeo, le frenetiche trattative dovrebbero ripartire al meeting di Bruxelles il prossimo dicembre: l’unione bancaria si farà?

BCE: un ruolo difficile

L’elemento chiave dei discorsi e delle trattative sull’unione bancaria è certamente ilruolo che spetterebbe alla Banca Centrale Europea. Se alla BCE fosse affidata lamassima autorità su tutte le banche in Europa, inizialmente si tratterebbe di un enorme passo in avanti verso l’autenticità dell’unione monetaria. La BCE nel ruolo di supervisore unico darebbe grande sicurezza alla Germania (e agli altri altri paesi creditori che finanziano i piani di salvataggio) riguardo al fatto che le piccole banche in Spagna o in Italia non possano fare in modo di scaricare i loro conti negativi sul debito pubblico.

Ma, c’è un ma: la Germania sostiene a gran voce la necessità che la BCE si ponga come supervisore di una parte delle grandi banche internazionali. Forse, commentasarcasticamente qualcuno, la Germania teme che il Supervisore bancario possa imporre la ricapitalizzazione di alcune banche tedesche?

Se si parlasse di denaro…

Ad ogni modo, se anche la Banca Centrale Europea divenisse il Supervisore del settore bancario di tutta Europa, la crisi non potrebbe sparire nel giro di una notte. Attualmente, il piano non prevede né un fondo di risoluzione per il drenaggio delle banche fallite, né un sistema di assicurazione che prevenga il fallimento delle banche. Questi due elementi sono stati cancellati dalle voci all’ordine del giorno degli incontri ufficiali, perché entrambi richiederebbero ingenti quantità di denaro. In altre parole, se si parlasse di denaro si smetterebbe di parlare di bancaria, perché i paesi creditori se ne chiamerebbero immediatamente fuori.

Un deposito assicurativo, costerebbe sicuramente più di 100 miliardi di Euro: appena sufficienti per risistemare completamente i dissesti che causerebbe il fallimento di una banca di media grandezza. Dunque, quanto costerebbe “rimettere a posto” le macerie finanziarie di una crisi sistemica?

La BCE e il rubinetto dell’Euro

Secondo gli schemi attuali, la BCE sarebbe responsabile della supervisione delle banche, ma non avrebbe la possibilità di intervento sulle banche in fallimento e, per questo, dovrebbe agire secondo la politica del rischio calcolato per rinforzare il proprio mandato. In altre parole, la Banca Centrale Europea potrebbe decidere di “chiudere i rubinetti” ad una banca che, senza liquidità, sarebbe praticamente morta. Ma una condizione del genere tornerebbe a ricadere sul governo, e alcuni governi d’Europa non potrebbero permettersi economicamente un peso del genere e la BCE potrebbe diventare sempre più restia ad interventi così estremi.

Autorità e responsabilità: a chi spetta cosa?

Un altro problema è la separazione tra l’autorità di supervisore e laresponsabilità di “risanamento”. Se la BCE permettesse alle banche di accumulare rischio anche contro il parere dell’autorità nazionale, se le banche avessero poi bisogno di essere salvate, l’istituto di Francoforte perderebbe credibilità. Al momento molte banche in Europa stanno correndo alla liquidità e questo rappresenta un impedimento alla circolazione del credito e una barriera alla trasmissione della politica monetaria nell’area Euro. Impedire e prevenire questo meccanismo sarebbe già un passo verso la maggiore credibilità del sistema di supervisione unico.

Troppe voci e poca unione

I disaccordi sul sistema di assicurazione non sono meno intensi di quelli sulla risoluzione. Lo scorso 7 novembre, Mario Draghi, Presidente della BCE, ha spiegato alle banche tedesche che l’unione bancaria non implica necessariamente la“condivisione degli schemi di garanzia dei depositi”, che invece potrebbero rimanere a livello nazionale.

Da Bruxelles, una soluzione alternativa descrive la possibilità che i fondi nazionali si scambino denaro a vicenda. Una proposta simile obbligherebbe gli schemi nazionali di garanzia dei depositi ad assicurare i depositi raccolti dalle banche straniere nel paese in cui lo schema è attivo: ampliando così la spaccatura tra il potere di supervisione e la responsabilità delle banche nel pagamento del loro fallimento.

Futuro dell’Euro: far convergere gli interessi

Il futuro dell’Euro, in conclusione, dipende per buona parte dall’abilità della leadership di forgiare il cammino concreto verso l’unione bancaria, sulla quale pendono ancora le tante difficoltà di far convergere, sotto l’unica guida della Banca Centrale Europea, gli interessi dei membri dell’Eurozona e degli altri paesi che fuori dall’Euro.

A questo punto, le scappatoie per evitare gli obblighi di responsabilità e fuggire lacondivisione del rischio non fanno altro che peggiorare la situazione e rendere ulteriormente precario il già instabile discorso sull’unione bancaria.

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