Nuova giornata ad alta tensione per il decreto sviluppo. L’atteso via libera dell’Aula di Palazzo Madama è slittato di 24 ore e salvo nuovi intoppi dell’ultimissima ora il Governo conta di incassarlo oggi per poter poi spedire il provvedimento sulla “crescita 2.0” all’esame della Camera. Un ritardo dovuto anche ai fari accesi dalla Ragioneria generale dello stato su diverse norme. Prima fra tutte quella sulla proroga quinquennale delle concessioni demaniali: nella relazione tecnica del maxi-emendamento inviata ieri pomeriggio si afferma che per il salva-spiagge si profila una maxi-multa Ue che va dai 10.880 ai 652.800 euro al giorno.
Un pericolo che però non ha indotto la commissione Bilancio a decretare lo stop alla norma, pur evidenziandone tutti i rischi. La tagliola in serata si è invece abbattuta su altre tre misure finite nel mirino della Ragioneria e poi eliminate dal maxi-emendamento, comprese quella sulla vendita degli immobili delle Casse di previdenza o le misure che estendono il credito di imposta alle opere già aggiudicate.
Una decisione comunicata in Aula dal presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini, alla fine di una giornata che, di rinvio in rinvio, si è consumata nell’attesa del maxi-emendamento del Governo sulle modifiche “faticosamente” apportate dalla Commissione Industria di Palazzo Madama. D’altronde il lavoro di collazione ha presentato più di un ostacolo per i tecnici dell’Esecutivo, soprattutto sul fronte delle coperture. Tanto che in apertura dei lavori dell’Aula di ieri, dopo la replica del ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, è tocccato al collega per i Rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda, chiedere un rinvio dei lavori alle ore 16 del pomeriggio proprio per la messa a punto del maximendamento e soprattutto della relazione tecnica.
Dal canto suo il titolare del Dl Sviluppo, Corrado Passera, nel suo intervento aveva sottolineato come le risorse messe in campo con il decreto sviluppo sono tutte quelle «che è stato possibile mobilitare in un contesto difficile, in cui il Governo non può prescindere dall’equilibrio dei conti pubblici». Ma allo stesso tempo il titolare del Mise ha posto l’accento su uno dei nodi principali del Dl e su cui si è consumato un pesante braccio di ferro tra i senatori e l’Esecutivo: la proroga delle concessioni demaniali. Passera, infatti, ha ricordato all’Aula di Palazzo Madama come con la nuova proroga sia più che concreto «il rischio di non trovarsi in linea con le normative europee in tema di concessioni».
Sulla proroga di ulteriori cinque anni delle concessioni demaniali in scadenza il 31 dicembre 2015 il Governo, dopo essere stato già battuto in Commissione, si è dovuto alla fine piegare alla volontà delle forze politiche. E per evitare il terzo “sgarbo” in una settimana ai lavori parlamentari dei senatori, dopo quelli sulla delega fiscale e sui costi della politica con lo stralcio di alcune norme approvate durante l’esame nelle rispettive commissioni, il Governo ha deciso di non stralciare la norma sulle concessioni pur di non rischiare di essere “spiaggiato” in Aula.
Scelta divenuta poi quasi obbligata, quando Azzollini ha comunicato all’Aula che, nonostante i rilievi mossi dalla ragioneria generale dello Stato nella relazione tecnica e che sottolineano la possibilità per l’Italia di vedersi applicare con la proroga di 5 anni una maxi-multa da oltre 650mila al giorno, la Commissione Bilancio ha scelto di non utilizzare il disco rosso dell’articolo 81 (vincoli di copertura) ma si è pronunciata con una “contrarietà semplice”, chiedendo al Governo di non espungere dal maxi-emendamento la norma salva-spiagge.
Così non è stato, invece, per tre delle circa dieci misure “bocciate” dalla Ragioneria. A cadere sotto la scure della Bilancio sono la vendita agevolata degli immobili delle casse dei professionisti, l’estensione del credito di imposta per le opere già aggiudicate e la rete digitale interforze cosiddetta “Tetra”.
Per altre misure cassate dalla Ragioneria, come quelle sul credito d’imposta per le opere dell’ingegno, le assunzioni Consob o il fondo per il microcredito, la Commissione Bilancio si è limitata a evidenziare problemi minimi di copertura. Per queste, con l’assenso del Governo, sarà possibile trovare una soluzione nella legge di stabilità.