Derivati, le quattro banche estere condannate per truffa al Comune di Milano

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Sentenza storica del Tribunale di Milano. Quattro banche estere – Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan – sono state condannate dal giudice di Milano Oscar Magi per truffa aggravata per oltre 100 milioni di euro ai danni del Comune di Milano, in relazione a operazioni su contratti derivati fatte con le giunte di centrodestra guidate da Moratti e Albertini. La confisca ammonta complessivamente a 87 milioni di euro; per ogni banca c’è anche una sanzione da un milione di euro. Il giudice della IV Sezione Penale di Milano ha accolto in pieno l’impianto accusatorio del procuratore aggiunto, riconoscendo la responsabilità dei quattro istituti di credito che erano imputati in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. L’unico precedente giuridico riguarda una sentenza amministrativa pronunciata in Inghilterra negli anni Novanta, che invitava i Comuni a non sottoscrivere contratti derivati con le banche.

 

LE PENE – Il giudice, oltre a dichiarare le 4 banche responsabili per la legge 231 del 2001, ha condannato nove persone fisiche, tra manager ed ex degli istituti di credito, a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni. In particolare Antonia Creanza e Marco Santarcangelo, il primo di JP Morgan, il secondo di Depfa, sono stati condannati a otto mesi e quindici giorni, mentre Tommaso Zibordi (Deutsche Bank) a 7 mesi e 15 giorni. Gaetano Bassolino (Ubs), figlio dell’ex governatore della Campania, è stato condannato a 7 mesi, mentre Carlo Arosio (Deutsche Bank), William Marrone (Depfa), Fulvio Molvetti (JP Morgan) e Matteo Stassano (Ubs) sono stati condannati a sei mesi e 15 giorni. Infine, Alessandro Foti ha ricevuto una condanna di 6 mesi. Tutte le condanne sono con sospensione della pena, con il riconoscimento delle attenuanti generiche e comportano l’incapacità di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione. Assolti invece, come richiesto dal pm, Giorgio Porta, ex City Manager del Comune di Milano, Mario Mauri, ex consulente del Comune, Simone Rondelli (JP Morgan) e Francesco Rossi Ferrini (JP Morgan).

ROBLEDO – «Si tratta di una sentenza storica, la prima nel mondo ad affermare il principio che deve esserci trasparenza per esserci affidabilità. Ci sono centinaia di enti pubblici in Italia in questa situazione e finora con l’eccezione di un Comune del Trentino nessuno in casi del genere era stato mai assistito da un esperto di matematica finanziaria», è il commento del pm Alfredo Robledo, che si dice soddisfatto perché il giudice ha sposato la sua tesi: «Le banche hanno raggirato il Comune. Di più: dalle banche c’è stata un’aggressione alla comunità per l’opacità assoluta dell’operazione. E, alla fine, Palazzo Marino ha fatto una cosa folle, si è fatto irretire».

LO SWAP – Secondo l’accusa, le quattro banche avrebbero «raggirato» l’amministrazione comunale milanese stipulando nel 2005 uno swap trentennale (sotto la giunta Albertini, contratti poi rinnovati sotto la giunta Moratti), senza informare come dovuto il Comune di tutti i rischi dell’operazione. Anche una perizia, ordinata dal giudice nel corso del processo (durato circa due anni e mezzo), aveva stabilito in sostanza che le banche avevano male informato l’amministrazione comunale, la quale, comunque, aveva avuto fretta di concludere l’operazione. Il Comune di Milano, che si era costituito parte civile, è poi uscito dal processo dopo un accordo di transazione con i quattro istituti di credito di circa 455 milioni di euro.

LA CONFISCA – Come si legge nel dispositivo della sentenza, il giudice ha disposto la confisca del presunto profitto dei reati contestati per un valore complessivo di oltre 89 milioni e 60 mila euro. Il giudice è andato anche oltre la richiesta di confisca formulata dal pm Alfredo Robledo che era di circa 72,5 milioni di euro. In particolare è stata disposta la confisca di oltre 23 milioni e 900 mila euro per Depfa Bank, di oltre 24 milioni e 300 mila euro per Deutsche Bank, di oltre 24 milioni e 780 mila euro per JP Morgan, di oltre 16 milioni e 580 mila euro per Ubs.

RICORSO IN APPELLO – «Ubs esprime disappunto per il verdetto», si legge in una nota diffusa dall’istituto di credito. «Ubs ritiene – prosegue la nota – che la propria condotta e quella dei propri dipendenti siano state del tutto conformi alla legge. Ubs e le persone coinvolte perseguiranno con determinazione tutte le possibilità di appello». Jp Morgan «è delusa dalla decisione del giudice, sia con riferimento alle persone fisiche sia con riferimento alla banca». «Attendiamo le motivazioni, che valuteremo attentamente – si legge nella nota di Jp Morgan -. È intenzione sia nostra sia degli imputati proporre appello contro la sentenza».

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