Ecco come si calcola il tasso Euribor. I segreti (e le trappole) delle rate dei mutui

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L’Euribor – il tasso interbancario al centro del secondo scandalo che porterà in tribunale alcune grandi banche europee (il primo è stato quello del Libor, l’interbancario calcolato sulla Piazza di Londra) – incrocia spesso e volentieri la vita quotidiana delle famiglie.

L’Euro Inter Bank Offered Rate, questo è il suo nome per intero, è una misura del costo medio delle operazioni finanziarie tra banche europee. È nato insieme all’Euro e, fino a ieri, il suo metodo di determinazione è stato ritenuto più efficace e più trasparente del tasso inglese, “commissariato” dopo la prova provata delle sue adulterazioni.

Ma come si forma l’Euribor? Io, grande banca presto soldi a te, altra grande banca, a un certo tasso. Tu, primario istituto, li presti a me, primario istituto… quanto costa a te e a me questa operazione tutti i giorni?

Una cinquantina di banche nei Paesi della moneta unica risponde al quesito quotidianamente. E, sulla base dei dati raccolti la European banking federation fissa l’Euribor sulle varie scadenze temporali. I più utilizzati sono l’Euribor a un mese, a tre mesi e a sei mesi.

Dopo quattro anni di era glaciale, l’Euribor è ai minimi storici. A tre mesi vale lo 0,18% (fixing di ieri), a sei mesi lo 0,31%, a un mese è quasi invisibile a occhio nudo: 0,11%. Le accuse di manipolazione, che sarebbero avvenute tra il 2005 e il 2009 ad opera di alcuni istituti europei per portare a casa lauti guadagni su posizioni derivate – operazioni di ingegneria finanziaria che utilizzano i tassi interbancari come gancio e come motore al pari del mutuo e del singolo bond per privati – riguardano invece un’epoca in cui l’Euribor quotava ben di più.

Chi ha un mutuo variabile con un minimo di anzianità ricorderà la fine del 2008, quando i primi spasmi della crisi e della glaciazione da cui non si riesce ad uscire spedirono l’Euribor a tre mesi al 5,3%. Dolori seri per i mutuatari variabili, che oggi invece godono della taglia ridottissima del tasso a cui è agganciato il loro mutuo, soprattutto se la maggiorazione applicata dalla banca all’epoca della partenza del contratto è nell’ordine dell’1-1,5%. Perché queste erano le misure dello spread sui mutui variabili qualche anno fa. Al contrario chi investe in titoli indicizzati, bond bancari o anche titoli di Stato (come i Cct Eu, legati all’Euribor semestrale) si trova un motore sempre più debole dentro la cedola.

Ai giudici e alle istituzioni europee toccherà stabilire se i maneggi per avere un Euribor “addomesticato” agli interessi di questo o di quel grande gruppo bancario impegnato a far soldi con i derivati, abbiano radicalmente cambiato i connotati del tasso anche a danno degli utilizzatori più deboli, le famiglie con mutuo e bond.

In questo momento, però, il problema per molte famiglie italiane è su un altro registro. Chi ha un mutuo variabile partito qualche anno fa respira, sulle ali dell’Euribor in formato zero virgola. Chi invece vorrebbe fare un mutuo adesso riesce a trarre ben poco vantaggio dall’anemia dei tassi interbancari, sempre utilizzati dagli istituti di credito come “gancio” per i prestiti. Per ottenere un mutuo lo spread applicato dalla banca è infatti adesso nell’ordine del 3-4%. Vale a dire tre o quattro volte la misura degli anni in cui, da qualche parte, in giro per l’Europa, qualcuno giocava sporco con l’Euribor.

La storia dell’Euribor, parallela a quella della moneta unica, è breve ma già segnata da febbri violente (come quella ricordata del 2008) e scandali. Malattie che, a quanto pare, accomunano i tassi interbancari in giro per il mondo: in questo momento, riferisce il Wall Street Journal , sono in corso indagini su tassi simili all’Euribor alle più svariate latitudini: dal Giappone all’Ungheria, da Singapore al Sud Africa. In attesa del verdetto che dovrà punire eventuali colpevoli sulla vicenda Euribor e decidere le sorti del calcolo futuro se il vecchio sistema non verrà ritenuto sufficientemente trasparente, qualcuno si domanda se, alla fine, i mutui e i bond destinati alle famiglie dovrebbero essere attaccati ad un gancio diverso dal quotidiano e volubile sondaggio interbancario.

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