Lo storico presidente della Toyota rischia la carica.
A pesare, al di là del noto scetticismo di Toyoda verso le auto elettriche, è stato in particolare lo scandalo dei motori truccati di Dahiatsu, una macchia indelebile sul glorioso brand giapponese di Toyota.
E ora sono molti coloro che si interrogano su cosa accadrà durante le prossime votazioni, a cominciare proprio dallo stesso Toyoda, che parlando durante un’intervista rilasciata questo lunedì, ha spiegato che il sostegno degli azionisti continuerà a calare anche quest’anno.
Nel 2023 l’assemblea ha votato per il 72 per cento in favore dell’ex CEO del marchio, contro l’85 per cento del 2023, segnando così il punto più basso mai registrato da un direttore nella storia di Toyota, così come affermato anche dallo stesso nipote 68enne dello storico fondatore di Toyota.
“Se continua di questo passo, l’anno prossimo non potrò più fare il presidente”, ha detto Toyoda senza girare troppo attorno all’argomento. Sta venendo meno in particolare il sostegno degli investitori stranieri, che durante le ultime votazioni è stato del 34 per cento, poco più di uno su tre. Un risultato prevedibile tenendo conto che prima delle elezioni i consulenti per la delega Institutional Shareholder Services (ISS) e Glass Lewis avevanoinvitato i colleghi a votare contro Akio Toyoda proprio alla luce dello scandalo dei motori truccati di Dahiatsu.
Anche il sostegno degli investitori nazionali viene dato in forte calo, pari al 55 per cento contro il 70 dell’annata precedente, di conseguenza poco meno della metà ha chiesto le dimissioni dello storico manager. Fortunatamente per Toyoda la pensano diversamente gli investitori al dettaglio, che hanno votato pressochè all’unanimità, al 99%, in favore di Toyoda, forse convinti che la strategia dell’ibrido sia attualmente quella giusta in questo momento storico di transizione.