Geronzi, il «salva Lazio» e l’elogio di D’Alema a Cuccia

Il banchiere e il politico: Cesare Geronzi e Massimo D’Alema. E il feeling che li unisce da anni, a dispetto delle differenti idee politiche. I due si stimano e lo fanno vedere, seduti accanto nella presentazione romana del volume Confiteor, l’intervista-confessione («ma senza pentimento») rilasciata dall’ex presidente di Mediobanca e delle Generali a Massimo Mucchetti.
D’Alema non si sottrae alla battuta. «La differenza più radicale tra me e Geronzi — dice — è che lui, quando era alla Cassa di Risparmio di Roma ha sponsorizzato la Lazio perché, come rivela nel libro, glielo aveva chiesto Giulio Andreotti. Qui si vede quella che è stata la grandezza della Dc: forse il più grande tifoso della Roma si adopera perché venga sostenuta la squadra concorrente. Solo ad Andreotti sarebbe potuto venire in mente e questo dà l’idea di come si comanda». Ma c’è anche spazio per gli elogi che D’Alema estende al nume di Mediobanca, Enrico Cuccia.
«Sono due grandi personalità che avevano in comune il rispetto verso le istituzioni democratiche e la politica» dice l’ex presidente del Consiglio, ricordando ancora Cuccia e la sua diffidenza verso Silvio Berlusconi in occasione della quotazione in Borsa di Mediaset, perché temeva che i bilanci delle televisioni non fossero veritieri e perché esigeva rimedi radicali contro il conflitto di interessi del Cavaliere. «Forse aveva ragione lui a metterci in guardia». Alla presentazione del libro c’è anche Pellegrino Capaldo, ex presidente della Banca di Roma, e c’è Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che vuole dire la sua. «Che i bilanci di Fininvest fossero falsi sono “balle romane”. C’è sempre stata un’ipotesi che Fininvest avesse un comparto di nero, ma non è stata mai provata ed è servita solo a farci mettere sulla graticola delle procure per trent’anni» aggiunge. Tocca a Geronzi parlare. Lui allora non la pensava come Cuccia su Berlusconi, il quale «mi colpiva per il suo entusiasmo. Lo considero sempre un amico, ma penso che oggi debba lasciare». L’attualità e la politica si impongono nel dibattito. Ed è D’Alema a lasciare il segno. «Sono grato a Mario Monti, come politico e come cittadino, per quello che ha fatto ma è una stagione finita. Bisogna tornare alla politica. Perché va bene il rigore, ma bisogna anche ragionare di giustizia sociale, lavoro e sviluppo. L’emergenza è finita e comunque anche il centrosinistra è molto rigorista e crede nell’Europa, come ha dimostrato quando ha governato. Lo abbiamo fatto con Ciampi e Padoa-Schioppa mica con Lotta Continua…».

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