I confidi della discordia: il bando Fira divide tutti

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Quei soldi sono da destinare al rafforzamento dei fondi di garanzia dei confidi; si rischia così di perdere la bussola sul vero problema: le difficoltà delle imprese abruzzese ad accedere ai crediti.
Sull’argomento sono intervenuti ieri il presidente della Finanziaria Regionale, Rocco Micucci e la Confartigianato, schierati sui lati opposti della barricata.
La materia dei confidi in Abruzzo è molto delicata. L’Autorità Garante della Concorrenza del mercato ha giudicato la delibera abruzzese sui confidi che garantisce l’accesso al credito delle imprese abruzzesi, troppo restrittiva in alcuni punti e lesiva della libera concorrenza limitando l’accesso delle piccole imprese. E per questo ha chiesto alla Giunta regionale di disapplicare tale norma e porre in essere tutte le misure ritenute più opportune e adeguate a ripristinare corrette dinamiche concorrenziali.
La questione ha innescato polemiche di diverso genere spaccando in due il mondo delle imprese. Da un lato ci sono i sostenitori del bando come i presidenti regionali di Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato), Italo Lupo, Confesercenti, Beniamino Orfanelli, e Confindustria, Mauro Angelucci, dall’altro c’è chi come Confartigianto e Confcommercio hanno inviato un ricorso al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel quale denunciano l’illegittimità costituzionale della riforma regionale che punta alla fusione delle strutture.
Per Micucci, il presidente della Fira che gestisce il bando, l’aggregazione dei confidi non intende eliminare i confidi minori ma è la scelta migliore per rispondere alle richieste di credito delle imprese in questo momento così delicato.
«Chi oggi si adopera per cercare di fermare questo bando», ha detto, «provoca un grave danno all’intero sistema economico abruzzese, vanificando le aspettative delle nostre imprese che possono invece trovare in questo fondo una scialuppa di salvataggio. Infatti attraverso questo fondo di 15 milioni di euro saranno messi a disposizione, grazie ad un sistema moltiplicatore intrinseco, almeno 300 milioni di euro di garanzie per il sostegno al credito delle nostre imprese».
A Micucci appaiono «quantomeno estemporanee poi le dichiarazione di Giangiulli, direttore di Confartigianato, che ha definito “fumo negli occhi” queste risorse, che le imprese abruzzesi potranno utilizzare anche per consolidare la propria posizione debitoria, purchè inserita in un ampio progetto che preveda investimenti per l’innovazione. Dichiarazioni oltretutto inopportune, essendosi proposto proprio in ATI con altri soggetti, come concorrente per l’aggiudicazione di questo stesso bando e avendo tentato di bloccare, attraverso ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato con tanto di richiesta di sospensiva, l’aggiudicazione alla Finanziaria Regionale».
E Confartigianato ha risposto a stretto giro ricordando che le imprese allo stato attuale non hanno bisogno di innovazione e ricerca, ma di misure che possano favorire loro l’accesso al credito a prescindere dalla finalità. «A distanza di 3 anni», ha detto, «e dopo nostre sollecitazioni, il bando che sta per essere pubblicato non va nella direzione giusta perché non risponde alle esigenze delle imprese. In merito all’aggiudicazione del bando stesso, che è cosa ben diversa dalle finalità del bando, trattandosi di una gara europea, è un diritto legittimo dell’ATI che ha partecipato alla gara d’appalto di impugnare l’aggiudicazione quando si ravvisano delle irregolarità. Sarà poi la magistratura a fare il suo corso. Il tutto, senza compromettere né la perdita dei fondi né un rallentamento nella pubblicazione del bando stesso che è compito della FIRA che ha firmato la convenzione in merito con la regione Abruzzo l’anno scorso».
Infine Confartigianato chiede alla Finanziaria di chiarire alcuni aspetti.
«Perché», ha chiesto, «la prima commissione valutatrice della gara d’appalto si è dimessa in blocco? Perché la Fira non rende trasparente l’operato del suo Ente in merito ai lavori di ristrutturazione della nuova sede? Farebbe sempre cosa buona e giusta, considerato che è patrimonio di tutti i cittadini abruzzesi. Infine, farebbe bene il Presidente Micucci, unitamente all’assessore Alfredo Castiglione a giustificare a tutte le imprese e cittadini abruzzesi un esborso di denaro pubblico di un milione e mezzo di euro per la gestione di due bandi regionali. Non sembra esagerato in un momento di grave crisi economica? Le imprese artigiane abruzzesi aspettano ansiosamente risposte».

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