I passi del decreto per la piccola e media impresa
Per i prestiti più piccoli, fino a 25 mila euro, viene introdotta per tutti una procedura super agevolata, senza istruttoria né da parte delle banche né da parte del fondo di garanzia.
Giuseppe Conte

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Per i prestiti più piccoli, fino a 25 mila euro, viene introdotta per tutti una procedura super agevolata, senza istruttoria né da parte delle banche né da parte del fondo di garanzia. In questo caso la garanzia pubblica sarà pari al 100%. Per i prestiti fino a 800 mila euro e per chi fattura meno di 3,2 milioni di euro, invece, la garanzia pubblica resterà ancora al 100% ma ci sarà una valutazione dell’impresa fatta dal Fondo. Valutazione che non riguarderà la situazione attuale, altrimenti nessuno prenderebbe nulla, ma gli ultimi due anni, con bilanci e dichiarazioni fiscali. Oltre gli 800 mila euro, e con un tetto massimo di 5 milioni, la valutazione resta mentre la garanzia scende al 90%. Può tornare piena, e cioè al 100%, solo con l’intervento dei Confidi, i consorzi di garanzia collettiva dei fidi.

Le fasi in cui si è giunti al poderoso decreto:

È stato uno scontro di potere fra Pd e Movimento 5 Stelle, uno scontro di competenze e di risorse, che si è protratto per quasi quattro giorni, a dispetto dell’urgenza e della gravità del momento. Alla fine, dopo lo stallo di ben tre riunioni in cui sono anche volate parole grosse fra Luigi Di Maio e Roberto Gualtieri, si è trovato un compromesso sul ruolo di Sace, società che dovrà garantire i prestiti delle grandi aziende, che resta in pancia alla Cassa depositi e prestiti, ma con un «regalo» del Mef alla Farnesina di almeno 50 miliardi di euro. Ma andiamo con ordine, il compromesso raggiunto dice che sarà Sace a gestire l’operazione liquidità, come voleva il ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Sace resta in Cdp, ma passa «sotto l’indirizzo e il coordinamento» del Tesoro, come Eni e Poste e altre controllate.

Ora emerge che Sace non è soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Cdp, ma «consulta» preventivamente il ministero dell’Economia sulle «decisioni aziendali rilevanti per un’efficace attuazione delle misure di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e di rilancio degli investimenti con particolare riferimento alle decisioni sull’assunzione degli impegni e al recupero dei crediti». A trattativa in corso Italia viva fa sapere: «Su Sace si sta consumando una lotta di potere tra Pd e M5S su cui ci teniamo fuori. L’unica preoccupazione per Italia viva è la garanzia al 100% per far avere liquidità a chi ne ha bisogno. Non ci interessano le questioni di potere di palazzo». Infine, alle quattro del pomeriggio, sotto la supervisione di Conte, prima che il Cdm riprenda, arriva finalmente la fumata bianca. Una nota del Tesoro annuncia: «Trovata intesa sul pacchetto liquidità alle imprese, viene rafforzato il ruolo di Sace anche nel campo dell’export e del sostegno alla internazionalizzazione delle imprese. In particolare, si mobilitano 200 miliardi di prestiti con garanzie fino al 90% per tutte le imprese, senza limiti di fatturato, e altri 200 miliardi di crediti destinati al sostegno dell’export». Subito dopo anche il Movimento conferma: «Raggiunto l’accordo tra il Tesoro e la Farnesina sul sostegno all’export. Grazie all’impegno del ministro Di Maio, è stato potenziato il sostegno dello Stato per l’export delle nostre imprese. Lo Stato assicurerà 50 miliardi di garanzie date da Sace agli esportatori. A queste garanzie nel 2021 si aggiungeranno altri 200 miliardi per nuovi investimenti». 

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1 commento

  • Donato Suriano ha detto:

    Mi permetto di ipotizzare che e’ nata una terza categoria : quella dei “non garantiti” e’una presa per i fondelli

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