Il bond Monte Paschi e il Tesoro fuori dalla porta

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La linea del governo sugli aiuti di Stato al Montepaschi l’ha chiarita ieri Vittorio Grilli: il Tesoro non intende entrare nel capitale dell’istituto senese. «Non vedo ancora assolutamente un’ipotesi di quel tipo», ha detto ieri il ministro dell’Economia. Per il resto però, a distanza di sei mesi da quando lo scorso giugno vennero varati i nuovi Tremonti bond — ora ribattezzati Monti Bond —, continuano a non esserci certezze sui tempi e sulle modalità dei bond di Stato, in particolare per il tasso di interesse che la banca dovrà corrispondere (attorno al 10%). Le discussioni fra il Tesoro e la Commissione europea sulla compatibilità bond con il meccanismo comunitario degli aiuti di Stato, ha portato a un accantonamento della formulazione originaria del provvedimento, che consentiva di pagare con nuove azioni Mps calcolate a patrimonio netto i dividendi sui bond in caso di assenza di utili (come sarà quest’anno): per la Ue il valore da attribuire alle nuove azioni è quello di mercato, con conseguente effetto maggiormente diluitivo per i soci come la Fondazione Mps. La soluzione sembrava essere stata trovata venerdì scorso al Senato con l’emendamento al decreto sviluppo che introduceva il pagamento dei dividendi dei 3,9 miliardi di bond con ulteriori bond: un modo per evitare un ingresso del Tesoro all’8-9% già ad aprile. Ma la norma è stata bocciata. Quella appare comunque la strada che il governo intende seguire: così adesso si dovrebbe tentare di recuperarla la prossima settimana nella legge di Stabilità. Paradossalmente il ritardo fa risparmiare la banca: quest’anno dovrà pagare interessi solo per gli 1,9 miliardi di vecchi Tremonti bond, mentre i nuovi 2 miliardi verranno pagati ad aprile 2014. Ma a Siena l’incertezza non fa piacere. E, anche per il declassamento a «junk» da parte di Standard & Poor’s (dopo quello di Moody’s), neppure al mercato.

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