Un summit preparatorio in vista del consiglio di amministrazione delle Generali previsto per il prossimo 14 dicembre. Il comitato esecutivo del Leone, tenuto nella mattinata di ieri, sarebbe servito principalmente a questo, ossia a preparare il terreno per la prossima riunione del board. Sul tavolo, infatti, sono arrivati i due temi chiave del momento: il budget 2013 e lo stato di avanzamento del Cantiere Italia.
Come da tradizione, infatti, l’ultimo consiglio di amministrazione dell’anno della compagnia assicurativa serve a tracciare gli obiettivi per l’anno che verrà. Un anno che, complice il contesto e le sfide che il gruppo si è posto, rappresenterà sicuramente una tappa cruciale nel percorso di rilancio della società. Il primo appuntamento è evidentemente la presentazione alla comunità finanziaria, il 14 gennaio, della strategic review, della road map sulle iniziative di lungo termine, dell’approccio sull’allocazione del capitale e della strategia sugli investimenti e la presenza internazionale. Un piano sul quale l’amministratore delegato, Mario Greco, è al lavoro da tempo e che ha come perno centrale la focalizzazione sul core business e un occhio attento ai mercati emergenti (Asia, America Latina e Paesi dell’Est). Greco, da quando è arrivato, ha spesso ripetuto ai suoi collaboratori la necessità che le Generali tornino a occuparsi di polizze. Il tutto, con l’intenzione di avviare un miglioramento sostenibile dei risultati con un nuovo perimetro del business. A ciò si aggiunge l’altra sfida cruciale del Leone: l’Italia. Lo scorso settembre con il giro di poltrone, a Raffaele Agrusti, ex cfo, è stata assegnata la carica di country manager per l’Italia con un compito assai impegnativo. In particolare, quello di «riorganizzare le attività» della compagnia nel suo principale mercato per promuoverne l’efficienza e la profittabilità.
In altre parole ad Agrusti è stato affidato il Cantiere Italia. Il che, tradotto, significa provare a razionalizzare la presenza delle Generali nel paese. Un’area dove il gruppo raccoglie il 29% dei suoi premi ed il 34% del suo risultato operativo totale. È una presenza che si articola in grandi società e marchi – Generali assicurazioni, Ina-Assitalia, Alleanza-Toro, Genertel, Banca Generali, Fata, Simgenia – le cui strategie non sono sempre coordinate tra loro. Il mandato è dunque piuttosto ampio e non preclude anche la possibilità di giungere a riaggregazioni societarie o armonizzare importanti aspetti del business (ad esempio nell’assunzione dei rischi). Di tutto ciò si è discusso ieri nel comitato esecutivo facendo il punto della situazione.