Il contante costa
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Ancora troppi contanti in Italia

Un rapporto dell’Istituto Finanziario Hsbc, indica che il futuro è sempre più «cashless», nonostante ancor oggi l’85% della totalità delle transazioni avvenga in contanti.

Il panorama però è in evoluzione, sia pure con sensibili differenze a livello geografico. Molto all’ avanguardia si dimostrano alcuni paesi orientali. La Cina, ad esempio si pone ai  vertici nell’ uso di pagamenti elettronici. Le stime prevedono che entro la fine di quest’anno il controvalore dei pagamenti via smartphone arriveranno a quota  a 8.000 miliardi di dollari. Addirittura si ipotizza che la Corea del Sud a partire dal 2020 cesserà la circolazione delle monete.

Al contrario, in Giappone sono recentemente aumentati i pagamenti in contanti, così come in Germania. L’Italia, non si è mai dimostrata particolarmente propensa all’ utilizzo di sistemi di pagamento moderni: nel 2016, secondo dati forniti dall’ Osservatorio Mobile Payment del Politecnico di Milano, hanno rappresentato il 24 % dei consumi, pari a 190 miliardi si euro.

Un dato significativo, di crescita, ma ancora modesto. Le resistenze culturali sono più forti nei paesi come l’Italia caratterizzati da popolazione con età media elevata.

Il pagamento in contanti è il più oneroso

Eppure gli esperti dimostrano che i pagamenti cartacei siano complessivamente i più onerosi per la società. Anzitutto è dimostrato che l’utilizzo “ostinato” del contante sottenda un’economia nascosta soprattutto al fisco. Un problema diffuso e di dimensioni importanti: nei Paesi dell’Ocse costituisce circa il 17% del Pil, in Italia, si stima incida quasi per il 30%. Il sistema dei pagamenti digitali è un’arma contro in più contro l’illegalità.

Una recente indagine di Banca d’Italia indica che il contante costa complessivamente al sistema economico italiano circa 10 miliardi di Euro, lo 0,53% del PIL. Il dato si dimostra superiore alla media europea, che è lo 0,45%. Il costo delle carte di credito e di debito incide invece rispettivamente per lo 0,04% e lo 0,07% sul PIL nazionale.

Dunque il costo sociale del contante si traduce in 133 Euro/anno per abitante, in 11 Euro/anno per le carte di credito,  e 18 Euro/anno per le carte di debito Sono costi sostenuti nell ’offerta e utilizzo dei servizi di pagamento da parte dei soggetti che partecipano alla catena del valore: banche, Poste Italiane, esercenti commerciali, imprese di pubblica utilità. Sono costi diretti, rappresentati essenzialmente rappresentati da commissioni pagate per l’utilizzo dei servizi di pagamento.

I costi impliciti a carico dell’utente-consumatore normalmente non vengono  percepiti come tali dal cittadino. Si tratta di costi indiretti legati a perdite o furti. Sono legate anche al tempo perso per acquisire la disponibilità materiale dei soldi.

Le imprese vengono avvantaggiate dall’ utilizzo di moneta elettronica.  I vantaggi consistono in: praticità, sgravi fiscali, ticket elettronici, semplificazione contabile e snellezza amministrativa.

Stato pagamenti elettronici specchio di evoluzione tecnologica

Lo stato dei pagamenti elettronici non è di per se indice di evoluzione tecnologica. Tuttavia la digitalizzazione è condizione necessaria per diffusione e il loro sviluppo di questi sistemi. Si parla di disponibilità di servizi di e-commerce, competenze digitali della popolazione, accettazione di questi strumenti da parte di commercianti e pubblica amministrazione. Sono lo specchio dello sviluppo tecnologico dell’area geografica e sono uno stimolo all ’innovazione.

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