Il furto di identità sembra non conoscere crisi
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Quello delle frodi creditizie, perpetrate attraverso un furto di identità e il successivo utilizzo illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere credito o acquisire beni con l’intenzione premeditata di non rimborsare il finanziamento e non pagare il bene, è un fenomeno che anche nel nostro Paese sembra non conoscere crisi per quanto si registri una flessione rispetto al precedente periodo di rilevazione.

Nello specifico, sulla base delle evidenze presenti nella ventunesima ultima edizione dell’Osservatorio CRIF i casi stimati nel I semestre 2015 sono risultati essere quasi 8.000.

Al contempo si è registrato un aumento di circa il 2% dell’importo medio frodato, attestatosi a Euro 5.952.

Queste le principali evidenze contenute nell’Osservatorio CRIF sui furti di identità e le frodi creditizie – giunto alla ventunesima edizione – che monitora in modo sistematico e strutturato il fenomeno facendo emergere una dimensione assolutamente preoccupante seppur non sempre associata ad un’adeguata consapevolezza e a comportamenti di autotutela realmente efficaci.

La tipologia di finanziamento oggetto di frode

Gli acquisti fraudolentemente effettuati attraverso un prestito finalizzato continuano a fare la parte del leone: seppur in lieve diminuzione rispetto al corrispondente periodo del 2014 (quando aveva riguardato oltre l’80% dei casi), nei primi 6 mesi dell’anno in corso il 74,3%dei casi di frode creditizia ha interessato questa tipologia di prodotto.

Questo si spiega soprattutto con il fatto che la frode viene spesso portata a termine presso un punto vendita (ad esempio una concessionaria auto) oppure una catena di distribuzione, che rispetto agli Istituti di credito hanno l’esigenza di rispondere al cliente in tempi stringenti, sovente penalizzando la prevenzione a vantaggio delle vendite.

Un aumento estremamente significativo (+86,6%) si registra invece per le frodi associate alle carte di credito, che balzano al secondo posto assoluto della graduatoria con una quota del 12,8%, e per quelle sui  fidi che, seppur con una quota minoritaria, sono quasi raddoppiate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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