INTERMEDIARI DEL CREDITO, CATEGORIA SENZA DIRITTI

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Con il secondo decreto correttivo del Dlgs.141/ 2010 si chiudono i giochi di una partita che ha visto in campo un solo giocatore che si è portato a casa il pallone, fin dall’inizio: il Governo.
Il testo non accoglie nulla delle pur limitate e sommesse indicazioni pervenute dalle Commissioni di Camera e Senato costituite da rappresentanti democraticamente eletti dal popolo Italiano.
Scritto evidentemente nella pietra, non viene accettata alcuna modifica e si sancisce chiaramente che il tempo passato era pura accondiscendenza a un rituale fine a se stesso (si pensi, per esempio, al dibattito pubblico che, visto adesso, assume un profilo tra il comico e la presa in giro istituzionale).
Del resto la macchina “ imprenditoriale “ dell’OAM era già partita e non s’intendeva disturbare il manovratore, in altre parole quel comitato direttivo frutto di rapporti personali e lobbistici, che rappresenta al meglio la deriva di una riforma tradita.
Ma tale e tanta è l’arroganza sovrana che neppure una briciola delle osservazioni pervenute ha superato l’ossificata struttura che si è ulteriormente cementificata negli anni, anche ignorando alcuni pareri espressi dal Ministero del Lavoro, grazie alle sollecitazioni sindacali, sulle caratteristiche operative del collaboratore del mediatore creditizio, (che si assimila in tutto e per tutto, come soggetto giuridico e per oneri generali, all’agente in attività finanziaria.)
E, naturalmente, su un punto strategico come l’incostituzionale obbligo del mono-mandato, che viene stentoreamente mantenuto senza eccezione, nonostante l’empirico suggerimento della Camera che lo limitava al solo credito al consumo finalizzato all’acquisto di beni o servizi.
Quindi: unilateralità, contraddittorietà, assurdità allineamento assoluto agli interessi bancari dominanti.
Ma più di tutto: ipocrisia.
Si vende un prodotto avariato come grande riforma incarnante trasparenza, professionalità, diritti dei consumatori, abbassamento dei costi.
In realtà enormi condizionamenti lavorativi (mono-mandato) in clamoroso contrasto con la direttiva europea e con gli stessi provvedimenti governativi sulla concorrenza (vedi i prodotti assicurativi).
Costi incongrui e ingiustificati (fino a 2000, 00 euro per l’iscrizione all’elenco OAM, ), costi formativi scaricati sugli agenti, assaltati da un pullulare di costituende società di servizi ( con profumate consulenze a centinaia ), distruzione per via burocratica della figura del mediatore creditizio.
E il mitizzato consumatore semplicemente sotterrato sotto una montagna di comunicazioni cartacee consegnatogli da agenti impossibilati a proporgli il prodotto più consono, perché costretti a melliflue esaltazioni sempre e comunque dell’unico prodotto a loro disposizione (e qui si ha un’oggettiva induzione a forme comportamentali generalizzate improntate al cinismo egoistico del venditore).
A sovrintendere al grande patchwork l’inevitabile costituzione di un Organismo totalmente autoreferenziale, governato da un gruppo di nominati per affinità di casta, (stante la beneficiata in prebende economiche prontamente auto predisposte) dove associazioni e sindacati rappresentativi non hanno trovato spazio, violando il senso stesso del proprio ruolo di super partes, oltre che accordi ingiuriosamente disattesi, ma, ancor di più, la fisiologia naturale di qualsiasi ente che, per ragione sociale, esercita un potere diffuso di governo su un intero settore, all’interno del quale, per definizione e corporea realtà, gli interessi sono compositi e per nulla omogenei.

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