La lenta decadenza di un’Authority

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Per la prima volta il responsabile di un’importante autorità di vigilanza è iscritto da un magistrato nel registro degli indagati quando è ancora nel pieno esercizio dei suoi poteri. Non accadde neppure ad Antonio Fazio, ex governatore della Banca d’Italia, che si dimise prima di ricevere un avviso di garanzia. Ma il commissario dell’Isvap Giancarlo Giannini, da ieri ufficialmente indagato per concorso in falso in bilancio, è anche sul punto di perderli, i suoi poteri. Nel riassetto sulla vigilanza assicurativa, deciso nei mesi scorsi dal Parlamento proprio per le debolezze emerse nella vicenda Fonsai, l’Isvap sta per essere assorbita all’interno della Banca d’Italia e Giannini, decaduto dall’incarico di Presidente, è però rimasto come commissario dell’istituto per gestire il passaggio delle consegne.
È dunque una situazione molto particolare quella che si è creata ieri perchè, se Giannini dovesse rassegnare le dimissioni in seguito all’iniziativa dei magistrati, sarebbe necessario un nuovo decreto. D’altra parte è almeno lecito chiedersi se un regulator può rimanere in carica con il sospetto di un simile reato. E continuare come se niente fosse a gestire «l’ordinaria e straordinaria amministrazione dell’ente» incluso, tra l’altro, il conflitto in corso con Unipol sulla congruità delle sue riserve.
La situazione d’incertezza potrebbe durare ancora qualche settimana, visto che entro il 3 novembre – stabilisce la legge che sopprime l’Isvap e dà vita l’Ivass alla cui guida andrà il direttore generale di Via Nazionale Fabrizio Saccomanni – devono essere nominati i nuovi due membri “assicurativi” da includere nel direttorio allargato della Banca d’Italia e a quest’ultima spetta di approvare lo statuto dell’Ivass. Un articolato che, sotto forma di decreto, deve passare all’esame del Ministero dello Sviluppo, del consiglio dei Ministri ed essere ratificato dalla Presidenza della Repubblica. Un cammino che pertanto potrebbe richiedere ancora qualche settimana.
Fin dalla fine dello scorso anno, da quando era emerso in Fonsai un nuovo “buco” nelle sue riserve assicurative – una carenza che nel biennio 2010-2011 si è complessivamente attestata a ben 1,4 miliardi imponendo due aumenti di capitale uno dei quali, per 1,1 miliardi, appena concluso – si erano moltiplicate le critiche all’operato dell’Isvap e al suo presidente considerati colpevoli di non aver vigilato con la dovuta attenzione sull’ex gruppo della famiglia Ligresti.
A queste critiche Giannini – un passato di assicuratore “pubblico” nel gruppo di Ina-Assitalia prima di approdare alla guida dell’authority nel 2002 – si era difeso con un’intervista rilasciata ad aprile proprio a “Il Sole 24 Ore”. «Forse potevamo intervenire qualche mese prima, ma il punto non sta lì», aveva detto chiamando a sua volta in causa le responsabilità dei tanti organismi di controllo societari (revisori, sindaci, amministratori, attuari). E le ispezioni mai disposte nei confronti di Fonsai che avrebbero permesso di verificare più tempestivamente la carenza di riserve? Il fatto è che l’Isvap – aveva ammesso il presidente – svolge di norma solo controlli cartolari mentre i controlli sul campo «hanno un compito di ausilio».
Anche negli ultimi mesi il regulator assicurativo ha preso iniziative che hanno fatto discutere. Come quando, nel giugno scorso, ha chiesto ad Unipol di rimpinguare le sue riserve per centinaia di milioni salvo poi, di fronte alle rimostranze della società, non far seguire alcuna iniziativa (almeno in apparenza) tranne quella di rimuovere il responsabile della vigilanza sul gruppo assicurativo, Giovanni Cucinotta. O quando ha nominato un commissario ad acta per valutare le responsabilità della vecchia gestione di Fonsai disarcionando il Cda proprio quando quest’ultimo era sul punto di proporre le prime azioni di responsabilità.

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