L’amministratore di Ansaldo Energia: Green Tech resta a Genova
Ansaldo Green Tech resta a Genova, la conferma arriva da Fabrizio Fabbri, amministratore delegato di Ansaldo Energia.

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Ansaldo Green Tech resta a Genova, la conferma arriva da Fabrizio Fabbri, amministratore delegato di Ansaldo Energia.

A cambiare i piani dell’azienda è stata la mossa di Msc che ha presentato un progetto per la produzione di carri ferroviari negli stabilimenti di Wärtsilä a Trieste, gli stessi in cui la controllata di Cdp voleva sviluppare la produzione di sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica scatenando l’allarme dei sindacati.

“Era un’opzione, quella di Trieste, che è sfumata – è la presa d’atto di Fabbri -. Ovviamente abbiamo gli spazi e il modo per farlo a Genova. Per noi sarebbe stato un modo per dare una dimensione molto più nazionale ad Ansaldo e creare quest’asse ideale tra Trieste e Genova, però è andata diversamente e non innesco una gara con qualcun altro per un sito, avendo a disposizione quello di Genova”. Serviranno altre aree? “Per ora bastano i siti che abbiamo e anzi, bisogna lavorare per caricarli – risponde l’amministratore delegato -. In questo momento non è una questione”.

Dunque il business che in prospettiva potrebbe sostituire le turbine a gas (senza dimenticare il nucleare) rimarrà tutto a Genova, non solo la parte ingegneristica. Nel frattempo, però, Ansaldo ha bisogno di liquidità dopo la ricapitalizzazione che l’ha salvata da un bagno di sangue. “L’azienda si sta riprendendo, abbiamo cicli lunghi, ci vorrà ancora tempo ma abbiamo segnali incoraggianti: il mercato c’è, i prodotti ci sono, abbiamo tantissime competenze – spiega Fabbri -. Ora abbiamo anche un piano industriale in cui credono gli azionisti, ora è il momento di fare. Io sono molto fiducioso”.

Gli obiettivi posti l’anno scorso erano molto ambiziosi: triplicare le commesse rispetto al piano industriale, che prevedeva la lavorazione di 5 macchine all’anno. Ad oggi c’è una doppia commessa in Kazakistan che mette al sicuro il 2024. “Gli obiettivi si stanno concretizzando, anche se le nostre sono commesse di lungo termine – ripete il manager -. Nel 2023 abbiamo avuto una buona risposta dal service, che ha tempi più brevi. Sulle nuove unità il 2024 sarà l’anno del cambio di passo. Ci saranno nuove commesse a breve, non anticipo nulla perché porta male”.

I mercati di riferimento sono diversi: “Rimarremo in Europa, ma si guarda molto al Medio Oriente, al Nord Africa, legati anche al Piano Mattei. È un mercato che tira, sia per la transizione a supporto delle rinnovabili sia per decarbonizzare ed elettrificare grandi parti del mondo tra cui Europa orientale e Africa”.

Ma c’è pure l’Iran, oggi al centro di una pericolosa escalation militare: “È un mercato, per vendere in Iran c’è un processo molto stringente gestito dalla Uama, quindi tutto ciò che facciamo viene gestito dalla Uama. Devono essere tecnologie senza dual use, quindi per le persone e non per la guerra. Abbiamo una flotta installata in Iran e abbiamo l’obbligo di continuare a sostenerla. Le sanzioni? Ci sono già, e pesanti. Se uno legge tra le righe il comportamento dell’Iran anche in questa situazione molto delicata, è stato quello di un sostanziale equilibrio”, conclude Fabbri.

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