Le frodi creditizie perpetrate attraverso un furto di identità continuano ad avere effetti rilevanti
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I dati dell’Osservatorio CRIF relativi al I semestre 2016 confermano, in particolare, un numero di frodi di poco inferiore agli 8.000 casi (+1,5% rispetto al corrispondente semestre 2015) a fronte di un incremento notevole (+66%) dell’importo medio delle stesse, che si è attestato a Euro 9.893.

E con l’avvicinarsi delle festività di fine anno aumentano i rischi derivanti da un fenomeno criminale troppo spesso ignorato o sottovalutato.
Nel I semestre dell’anno in corso la distribuzione delle frodi per sesso evidenzia come la maggioranza delle vittime (il 62,5% del totale) sia rappresentata da uomini.

Osservando invece la distribuzione delle frodi per classi di età delle vittime, si conferma la tendenza già evidenziata nella precedente rilevazione, con la fascia compresa tra 50 e 59 anni che fa registrare il maggior incremento (+8,2%), seguita da quella degli over 60 (+7,9%).

 

Nel I semestre 2016 il 26,5% dei casi ha riguardato un importo frodato compreso tra Euro 1.500 e Euro 3.000, con un incremento quasi doppio rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. Al contempo si è registrato un calo significativo delle frodi di piccolo importo, sotto Euro 1.500.

Per quanto riguarda il tipo di bene in rapporto al credito erogato, le categorie più colpite sono quelle del travel/entertainment, degli immobili/ristrutturazione e dei trattamenti estetici/medici.

In termini assoluti, invece, la maggioranza dei casi fa riferimento all’acquisto di elettrodomestici, con una quota pari al 37,7% del totale, seguita dai finanziamenti ottenuti in modo fraudolento per acquistare un’auto o una moto (14,6%).

 

I tempi di scoperta sono sempre più caratterizzati da due macro categorie: da un lato quasi il 70% dei casi viene scoperto entro l’anno ma, dall’altro, continuano ad emergere casi di frode messi in atto anche tre, quattro e addirittura cinque anni prima (circa il 16% del totale).

Andando a verificare i tempi di scoperta delle frodi rispetto al ticket dei finanziamenti ottenuti in maniera fraudolenta, emerge che le frodi di più basso importo sono quelle che vengono scoperte in minor tempo al contrario di quelle relative ad acquisti/ finanziamenti più cospicui. Queste ultime sono evidentemente ottenute con schemi di frode più sofisticati e questo comporta tempi di scoperta più lunghi.

Ad esempio, le frodi creditizie di importo superiore a Euro 10.000 sono scoperte entro i primi 6 mesi solo nel 36% dei casi, a fronte di un 20% del totale che viene scoperto dopo oltre 5 anni.

Le frodi perpetrate su prestiti finalizzati continuano a fare la parte del leone, con il 68,9% dei casi totali. Prosegue però l’aumento dei casi riconducibili alle carte di credito, che quasi raddoppiano rispetto all’anno precedente.

I casi di frode sui prestiti personali, infine, rimangono pressochè in linea rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche se si evidenzia un incremento del 38,3% del valore economico frodato.

“Sempre più persone e aziende si stanno aprendo al mondo digitale e, di conseguenza, i frodatori non rimangono a guardare e si stanno specializzando sulle frodi online – commenta Beatrice Rubini, direttore della linea Mister Credit di CRIF –. La vulnerabilità alle frodi di identità si può verificare anche solo perché sul web sono pubblicati i nostri dati identificativi, ad esempio nome, cognome e codice fiscale o dei dati di recapito, tipicamente una e-mail. Il furto delle credenziali di posta elettronica o di social network è un altro obiettivo dei cybercriminali in quanto consentono di viralizzare su larga scala le frodi. Sempre più rilevante per i consumatori è, quindi, l’esigenza di tenere sotto controllo i propri dati, per poter usufruire delle potenzialità offerte dalla rete, senza temere per la propria identità.”

 

Di seguito vengono riportati alcuni dati relativi agli alert sui documenti identificativi emersi dalle interrogazioni fatte ai servizi di prevenzione frodi gestiti da CRIF grazie anche al tramite delle banche dati SCIPAFI nel corso del I semestre 2016.

Un dato interessante è che lo 0,2% dei casi riguarda un codice fiscale inesistente, quindi mai rilasciato dall’Agenzia delle Entrate: con ciò si potrebbe ipotizzare un tentativo di frode con identità inesistente.

In generale anche per il 2016 viene confermato l’utilizzo della carta di identità come documento identificativo principale (oltre l’80% del campione totale).
In particolare emerge che circa l’1% dei documenti presentati in fase di identificazione anagrafica è una carta di identità contraffatta oppure valida ma non riconducibile al soggetto o, ancora, nello 0,7% si tratta di documenti per i quali risulta una denuncia per furto o smarrimento (quest’ultimo dato è influenzato da quei casi in cui il soggetto, dopo aver sporto denuncia, ritrova il documento che pensava aver smarrito, senza preoccuparsi di ritirare la denuncia di furto o smarrimento).

Per quanto riguarda le verifiche sulle patenti, nello 0,7% dei casi si tratta di documenti falsi riconducibili a numerazioni inesistenti. Nello 0,13% dei casi si tratta di patenti con numerazioni esistenti ma non utilizzate da parte del reale intestatario.

“Nell’evoluzione del mercato del credito, come ormai da diversi anni avviene nel mondo del commercio, la domanda sui canali non tradizionalista crescendo in modo esponenziale. La diretta conseguenza è che la relazione tra l’istituto finanziario e il cliente si svolge a distanza anche nelle delicate fasi di identificazione e di erogazione del credito. In questo nuovo contesto anche la prevenzione dalle frodi è una sfida in continuo divenire – aggiunge Roberta Cadoni, business consultant del centro di competenza CRIF Fraud Prevention & Compliance Solutions -. Stante la centralità della verifica dei dati personali e dei documenti presentati dal richiedente credito, diventa importante verificare le fonti da cui arrivano le richieste per evitare quelle che possono essere definite ‘frodi seriali’, architettate ad opera di organizzazioni internazionali ed originate per esempio dallo stesso dispositivo mobile (tablet o smartphone).”

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