Risalita dell’inflazione nell’eurozona determinata dai servizi che hanno il tasso annuo più elevato a maggio.
Indicazioni che stanno portando una certa cautela, tra gli addetti ai lavori, sulla velocità alla quale la Bce potrà ridurre il costo del denaro. Prova ne è il sondaggio tra gli economisti di Bloomberg che sì credono nell’annuncio di un taglio la prossima settimana, per scendere dal picco del 4% del tasso sui depositi, ma credono sia “solo” il primo di sei passi, mentre ad aprile ci si attendeva uno step in più di discesa. Nota l’agenzia finanziaria che nelle ultime settimane Lagarde e gli altri banchieri hanno sì cementato l’aspettativa per una mossa in anticipo rispetto alla Fed, ma poi i dati che hanno mostrato una pressione sui salari ancora attiva, l’inflazione vischiosa e le posizioni di alcuni banchieri hanno acceso la discussione sui prossimi passi: per i falchi come Schnabel o Nagel non se ne dovrà parlare prima di settembre.
I mercati hanno trattato in generale rialzo in Asia, nonostante i dati inferiori alle attese del Pmi manifatturiero che anticipa l’attività cinese: si conta sul supporto delle politiche fiscali alla crescita. Nelle ultime ore della seduta di ieri sono andati sotto pressione i titoli tecnologici americani, con i future sul Nasdaq in perdita dopo che giovedì Wall Street ha visto una discesa dei corsi azionari e una risalita delle obbligazioni a seguito di dati deboli sulla crescita. Oggi, sempre dagli Usa, è in arrivo l’indicatore dei prezzi Pce: molto guardato dalla Fed.