Erano stati chiamati nel settembre del 2007 al capezzale di Banca Italease, il gioiello (allora quotato in Borsa) del leasing. Il compito di Lino Benassi (presidente), Massimo Mazzega (Ceo) e degli altri membri del comitato esecutivo Mimmo Guidotti, Massimo Minolfi e Massimo Luvié era arduo. Riparare al saccheggio perpetrato dai lanzichenecchi che li avevano preceduti alla conduzione della banca.
Derivati per 400 milioni da “aggiustare”, leasing concessi con disinvoltura a immobiliaristi finiti nei guai con la giustizia, immobili dai valori gonfiati. Ora i cinque «risanatori» sono stati rinviati a giudizio con l’accusa, sostenuta dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici, di falso in bilancio (per le aziende quotate si procede d’ufficio e non a querela di parte). Un capo d’imputazione accolto dal Gup Andrea Ghinetti.
Oggetto delle contestazioni dei pm la semestrale dell’anno successivo al loro insediamento in via Cino del Duca (allora sede della banca). Il nervo scoperto? Gli immobili e la loro mancata svalutazione in bilancio. Un tentativo di resistere rispetto all’imminente catastrofe, alla ricerca di un recupero (o mantenimento) di valore magari in vista di una futura cessione degli asset? Per il pm (e il gup) il reato c’è stato. Il processo si farà alla prima sezione penale del tribunale di Milano. Inizierà il 4 dicembre prossimo.