Mario Draghi oggi presiederà per l’ultima volta il Board della BCE

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Mario Draghi difende il Quantitative Easing Mario Draghi oggi nell’ultimo board della BCE cercherà di porre un mattone importante per la nuova Europa che dovrebbe essere demolendo lo status quo di un organismo vetusto ed ancorato a capisaldi oramai ancronistici.

Dopo l’applauso raccolto da parte del Parlamento Europeo al suo ultimo discorso da presidente uscente della BCE, Draghi si prepara ad accomiatarsi anche dai media nel luogo in cui ha diretto le decisioni in capo al massimo organismo finanziario e bancario europeo. Ieri sera alla cena della vigilia, il Governatore ha difeso fino all’ultimo le sue decisioni nonostante le resistenze e le contrarietà di molti membri del board sfociate anche alle dimissioni dell’esponente tedesco nelle settimane passate.

Draghi, come si aspettano tutti visto e considerato il carisma ed il valore della persona, anche oggi, durante la sua ultima conferenza stampa, ne approfitterà per lanciare un nuovo forte appello ai governi perché si mobilitino ed adottino strategie di investimento svicolandosi dalle scelte di austerity almeno per quanto consentito. Draghi ha già confermato che la politica monetaria ha bisogno del sostegno degli investimenti e di misure che incentivino il rialzo dell’economia reale, comprese le misure fiscali ed ha sempre spronato soprattutto la Germania a fare qualcosa.

Un appello, dunque, rivolto direttamente al paese trainante dell’Europa sul quale si basa la stessa struttura dell’Unione e che oppone molte resistenze a questa richiesta. La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha oltre un terzo degli esponenti che fanno parte del board che ha presieduto Draghi e questi hanno osteggiato ed ostacolato in modo palese la politica decisionale del Governatore italiano arrivando a definire un vero e proprio movimento di falchi conclusosi con le dimissioni della Lautenschlaeger di cui abbiamo già parlato.

Dimissioni che hanno il chiaro intento di demolire la politica espansionistica di Draghi, ovvero, come recita il famoso detto proverbiale “di parlare a nuora perché suocera intenda”. E la suocera è la nuova Presidentessa della BCE, la Lagarde.

Durante la sua ultima conferenza stampa, Draghi dovrà difendere non sé stesso perché non ce ne è affatto bisogno, ma il pacchetto di stimolo monetario palesando anche i nuovi accadimenti (dazi di Trump contro l’Europa, guerra commerciale sino-americana, nodo Brexit) che rendono lo scenario economico globale assai incerto. Tanto incerto che la stessa Germania è sull’orlo della recessione tecnica anche se traspare un ottimismo per cercare proprio di evitare un disastro annunciato.

Inflazione in EU: Aspettative e Ripercussioni

L’inflazione nell’unione, o meglio le aspettative d’inflazione che si misurano dagli swap, nonostante la politica espansionistica emanata da Mario Draghi, sono crollate ai minimi storici ad inizio mese: 1,1150%. Come ben sappiamo un tasso d’inflazione reale ottimale, anche in base allo Statuto della stessa BCE, è posto al 2%, intendimento ancora molto lontano.

Gli investitori, dunque, non credono che il Quantitative easing 2.0 (acronimo Qe), ossia l’acquisto di 20 miliardi al mese a partire da novembre dei bond degli Stati europei ed il taglio dei tassi sui depositi a -0,5% da -0,4% precedente, saranno sufficienti a far rialzare la testa al tasso d’inflazione e soprattutto a tutta l’economia reale.

Questo a causa anche della forward guidance di Draghi, purtroppo Governatore uscente, messa in discussione da alcuni governatori delle banche centrali. Gli investitori pensano che la Lagarde rivedrà presto questa strategia, ovvero ritengono che le banche centrali oramai abbiano un ruolo marginale e non riescano ad essere più così efficaci nell’attuale contesto globale, sia per quanto riguarda la spinta deflazionistica (i prezzi al ribasso), ovvero come incentivo all’economia reale stessa.

 

Il Futuro della BCE: Christine Lagarde

Una bella sfida per il futuro della BCE e per il nuovo presidente, Christine Lagarde che prenderà il posto di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale. Secondo quanto affermato dal nuovo Governatore, ci sarebbe ancora spazio per un aumento del Qe o addirittura per un ulteriore taglio dei tassi, già negativi da tempo.

Soprattutto per quanto riguarda il Qe, ossia l’acquisto dei titoli dei paesi facenti parte dell’Eurozona, la Lagarde, di concerto con Draghi, sarebbe determinata a rimuovere il vincolo che pone una soglia massima all’acquisto di questi bond in proporzione alla quota che ciascun paese detiene nel capitale della BCE. Semplificando, se, per esempio, l’Italia detenesse il 10% ed il suo debito fosse 100, la Banca Centrale potrebbe acquistare al massimo 10.

Una sfida che già oggi potrebbe aizzare gli animi nonostante il clima di festa e l’apparente calma prima della tempesta. Draghi sa bene che il suo pacchetto ha delineato un solco preciso per la Lagarde definendo una forward guidance senza soluzione di continuità, ma i falchi sono assolutamente in fibrillazione e vogliono sfruttare questo cambio al timone per imporre la propria linea.

Starà alla Lagarde, una donna al comando ed un avvocato nonché politico di successo nella vita (era la presidentessa del Fondo Monetario Internazionale, FMI), riuscire a trovare il consenso indispensabile in un board formato da quasi tutti uomini economisti, ma ben sappiamo come una donna sappia imporsi anche e forse meglio di un uomo.

La Lagarde troverà forse l’appoggio di Isabel Schnabel, economista non ortodossa che al tempo difese proprio l’operato di Draghi con il sostegno del partito Spd. La new entry prenderà il posto della Lautenschlaeger. Sicuramente quello di Fabio Panetta, esponente della Banca d’Italia che proprio oggi ha avuto il nulla osta dalla BCE ed è divenuto membro integrante del board.

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