Mettere a fattor comune conoscenze e buone pratiche di responsabilità sociale
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La parola “integrazione” è diventata nell’ultimo periodo una parola chiave nel dibattito sulla sostenibilità d’impresa: integrazione di considerazioni ambientali, sociali e di buon governo (temi ESG – Environmental, Social and Governance) nel business, a partire dalla strategia fino a giungere alla rendicontazione delle attività promosse.
Le banche italiane, così come le altre imprese attive sulla rendicontazione di sostenibilità, lavorano da oltre 15 anni per integrare considerazioni ESG nella strategia d’impresa al fine di gestire meglio i rischi connessi al business e rendere conto, in maniera trasparente, degli impatti che la propria attività ha sulla collettività. Come Associazione Bancaria Italiana monitoriamo l’evoluzione di questa tendenza, attraverso il confronto interbancario e la rilevazione dei dati quantitativi e qualitativi che le banche ci forniscono.

L’ultima indagine realizzata, l’ESG Benchmark 2015, che l’ABI promuove ogni due anni tra gli associati, evidenzia che la totalità del campione oggetto di analisi, rappresentativo del 75% del totale attivo di settore a dicembre 2014, dichiara che la strategia della banca prende in considerazione i temi ESG per meglio gestire impatti rischi e opportunità connessi al proprio business. Inoltre, l’84% del campione inserisce nella pianificazione strategica a medio lungo periodo i temi ESG che riguardano, in specifico, le politiche di credito (84%), la corporate governance (47%), le politiche di investimento (40%), il sistema incentivante e sviluppo dei collaboratori (46%), il processo di accountability (40%) ma anche l’impatto delle attività bancarie sull’ambiente e le politiche di asset management.

Tali politiche sono supportate da procedure per individuare e valutare rischi ambientali e sociali (95%) prevalentemente affidate a personale interno su dati forniti dall’impresa in analisi, da meccanismi di monitoraggio del rispetto dei requisiti ambientali e sociali relativi alle transazioni e/o agli accordi stipulati con i clienti (73%) e da formazione sui dipendenti che le rendono operative nella gestione quotidiana del business (71%).
Se prendiamo in considerazione l’anno appena passato, gli stimoli di riflessione che provengono dal mondo esterno sul tema dell’integrazione sono stati diversi, come, ad esempio, quelli offerti a dicembre 2015 dai lavori della Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici (COP 21), organo supremo sul tema a livello mondiale che verifica il rispetto degli impegni assunti dai Paesi firmatari della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite e detta le linee di programma degli impegni futuri. Gli esiti della Conferenza di Parigi hanno portato a fissare obiettivi ambiziosi volti a limitare drasticamente il riscaldamento globale, obiettivi che incideranno sui comportamenti che dovranno adottare tutte le parti, incluse le imprese. Come ogni altro settore economico, anche quello bancario dovrà impegnarsi in un percorso di analisi e miglioramento delle proprie performance ambientali ed energetiche, rendendo più efficienti i propri processi interni e promuovendo comportamenti virtuosi tra i propri dipendenti e tra tutti gli attori della propria catena del valore. Valorizzare le informazioni qualitative, anche ambientali, nella relazione con le imprese clienti, valutare gli investimenti anche in base alla perdita di valore di asset legati a imprese e opere connesse ai combustibili fossili che andranno fuori mercato o non potranno essere più realizzate, sviluppare prodotti sempre più green-oriented, con una valenza ambientale intrinseca o pensati per i cittadini e le imprese più green, sono tutte azioni che le banche possono svolgere per assumere un ruolo pro-attivo nella transizione verso la green economy.
Sempre in ambito Nazioni Unite, sono stati adottati nell’autunno 2015 i nuovi Sustainable Development Goals (SDGs): 17 obiettivi in materia di eliminazione della povertà, empowerment femminile, cambiamento climatico, inclusione politica ed economica e standard di governance, volti ad orientare l’Agenda mondiale per i prossimi 15 anni. Se fondamentale è il ruolo dei governi per tradurre gli obiettivi in politiche e priorità nazionali, coinvolgendo le parti interessate, anche qui è centrale il ruolo del settore privato. Esplicito è infatti il riferimento a “l’attività delle imprese private, gli investimenti e l’innovazione quali fattori determinanti per la produttività, la crescita economica inclusiva e creazione di occupazione”. Le banche italiane sono pronte a rispondere con attività concrete all’appello delle Nazioni Unite alle imprese di “usare la propria creatività e l’innovazione nella ricerca di soluzioni alle sfide dello sviluppo sostenibile”.
In particolare, proprio l’auspicio che il mondo del business allinei gli obiettivi aziendali con i nuovi SDGs per creare valore condiviso è stato fonte di ispirazione per continuare la riflessione, già iniziata nel 2014, sugli impatti dell’attività bancaria e finanziaria sulla società e sull’ambiente e sulla creazione di valore condiviso.
Sul tema, infatti, ABI ha promosso nel 2015 uno specifico progetto, finalizzato ad analizzare la creazione di valore condiviso che le banche italiane possono generare grazie alla propria attività, in considerazione del ruolo centrale che il settore riveste nel sistema Paese, con un focus su tre ambiti di maggiore interesse per gli stakeholder: il supporto al tessuto imprenditoriale, il supporto agli individui, l’inclusione finanziaria. Al progetto, sviluppato con il supporto di KPMG, hanno partecipato 10 banche, rappresentanti il 70% del totale attivo di settore, che hanno contribuito ai lavori con la condivisione di progetti e iniziative, sviluppati all’interno delle proprie strutture, da analizzare in ottica di valore condiviso.
Sulla base delle informazioni raccolte attraverso alcuni incontri con i referenti delle banche partecipanti, sono stati identificati i principali mega-trend e i bisogni della società italiana positivamente impattati da ciascun progetto/iniziativa. Per identificare esigenze e priorità sociali si è fatto riferimento ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile SDGs. Inoltre, sono stati presi in considerazione i bisogni sociali rilevanti per il contesto socio-economico italiano, identificati sulla base di studi specifici quali il Rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES) dell’Istat, la Better Life Initiative dell’OECD, la Strategia “Europe 2020” e il Report Global Risk 2014 del World Economic Forum.
A seguito del lavoro di identificazione dei mega-trend e dei bisogni sociali su cui i progetti individuati hanno un impatto, si sono sviluppati indicatori in grado di rappresentare il valore creato per la banca e quello creato per la società, anche al fine di facilitare la comunicazione interna e la reportistica esterna degli impatti positivi creati applicando il modello di shared value.
Tra i casi raccolti, quelli relativi a prodotti e programmi specifici come l’offerta di un “mutuo green”, social bond, microcredito, Corporate University e ad attività per supportare le start-up, l’imprenditoria femminile, l’educazione finanziaria, gli investimenti nel settore agricolo (Programmi di Sviluppo Rurale), i finanziamenti erogabili attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici.
Il Progetto, presentato durante la decima edizione del Forum CSR che si è svolto a dicembre 2015, ha evidenziato come concretamente le banche possono operare per contribuire ai principali bisogni sociali del Paese e, in una prospettiva internazionale, agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Integrare, coinvolgere, anche attraverso la “messa in comune” di conoscenze e buone pratiche, innovare, individuare le informazioni significative, renderle chiare e veicolarle nei modi più opportuni per raggiungere i target desiderati, rappresentano le direzioni che orientano oggi più che mai il lavoro delle banche per essere competitive e per contribuire allo sviluppo sostenibile delle comunità in cui operano.
L’ABI, su questi temi, proseguirà con il lavoro di raccordo per il settore bancario e finanziario su informazioni e iniziative sul tema, continuerà a incentivare questi comportamenti, a promuovere le attività delle banche e a fornire loro gli strumenti necessari per integrare strategie di responsabilità sociale nel business bancario a vantaggio del ruolo delle banche per lo sviluppo del Paese.
Si terrà a Roma il 10 e 11 maggio la nuova edizione del Forum HR – Banche e Risorse Umane, l’appuntamento annuale che l’ABI dedica al Capitale Umano nel settore bancario in uno scenario in continua evoluzione. L’evento rappresenta da undici anni l’appuntamento di riferimento per tutti i professionisti che si occupano di people management in banca e per la banca. Un’occasione importante di approfondimento, aggiornamento, confronto e networking con i massimi esperti del mondo politico, istituzionale, accademico, bancario e imprenditoriale.
Al centro dell’edizione 2016 temi quali:
  • cultura e regole del lavoro,
  • mutamenti demografici ed evoluzione sociale,
  • legge di stabilità,
  • nuove norme sul lavoro,
  • evoluzione dei modelli organizzativi e produttivi,
  • smart working e benessere organizzativo,
  • welfare aziendale,
  • produttività,
  • innovazione tecnologica,
  • privacy e controlli,
  • ruolo del responsabile HR,
  • recruiting,
  • gestione e sviluppo del personale,
  • formazione,
  • leve motivazionali,
  • contrattazione e relazioni sindacali.
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