MoneyFarm, i consulenti online che tentano la sfida alle banche

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Quesito numero uno: perché continuare a spendere oltre un punto percentuale passando dalle banche tradizionali quando si possono ricevere online dei consigli finanziari per strutturare un portafoglio con una commissione complessiva dello 0,58% del portafoglio? La risposta è abbastanza immediata: per l’affidabilità e la credibilità del brand, chiaro. I soldi sono un po’ come i figli: facciamo molta attenzione a chi li affidiamo, salvo poi, talvolta, sbagliare. Ma sempre di più si sta venendo a creare un modo nuovo di incrociare senza intermediazioni bisogni dei cittadini-utenti con offerta di qualità. È questo il vero elemento rivoluzionario legato al web. La storia di MoneyFarm — una sim-start up che ieri ha raccolto 2,65 milioni di finanziamento dopo aver raggiunto in tre mesi una massa gestita potenziale di 20 milioni di euro — ne è un nuovo esempio. Fondata da Giovanni Daprà, 29enne ex Deutsche Bank, e Paolo Galvani, 47enne ex amministratore delegato di Sella capital management Sgr, MoneyFarm ha iniziato a fornire dei servizi di consulenza sui portafogli dei risparmiatori con un abbonamento base di 100 euro l’anno per un portafoglio da 50 mila euro. Sembra ricordare le formule di abbonamenti a forfait che già gli utilizzatori di musica o di film in streaming conoscono: 9,99 euro al mese per consulenze online sugli investimenti, lo stesso prezzo che si paga su Spotify (per inciso, atteso a breve anche in Italia) per ascoltare tutti i dischi che vuoi.
Moneyfarm è, insieme a Advise Only, società fondata dall’ex banchiere di Goldman Sachs, Claudio Costamagna, l’unica società di questo genere autorizzata da Bankitalia e iscritta all’albo della Consob. Un passaggio che svela cosa vogliano fare da grandi: per un buco nella legge in realtà non c’è bisogno di autorizzazioni per dare dei consigli sui risparmi. Ma MoneyFarm si sta strutturando per diventare anche una piattaforma di negoziazione dall’inizio del 2013. Per adesso bisogna appoggiarsi a uno dei tanti conti online. Ed è proprio sommando le spese medie di negoziazione (0,18%) ai costi degli Etf (0,20%) e a quello dell’abbonamento che si può giungere a un confronto non scientifico tra lo 0,58% della gestione online e l’1,60%, costo medio di un portafoglio comparabile in fondi comuni tradizionali come calcolato da Mediobanca.
Questo spread positivo, in tempi di vacche magre, può diventare un piccolo ariete per abbattere le resistenze tradizionali. Si aggiunga l’indipendenza dalle banche, annoso problema delle sim italiane. È come una selezione di transizione: si cercano le risposte in soggetti che prima non c’erano. La reputation, anche in questo nuovo ecosistema fatto di variabili intangibili, ha sempre un valore. Ne è la riprova che chi architetta questi nuovi servizi partendo dal web vanta esperienze nel vecchio mondo e le manifesta. Arrivare da Deutsche Bank o da Morgan Stanley, altra esperienza presente nel curriculum di Galvani, è sempre un biglietto da visita e, probabilmente, ha un peso anche nel convincere gli investitori: in Moneyfarm avevano già investito Annapurna di Massimiliano Magrini e Jv venture di Paolo Gesess. Ora si è aggiunta Principia con un’iniezione di capitale da 2 milioni organizzata da Andrea Di Camillo (oltre a nuovi 650 mila euro da Gesess) che permetterà alla start up di stare al passo con le altre realtà equivalenti come l’inglese Nutmeg che ha ricevuto 3 milioni di sterline. Negli Stati Uniti FutureAdvisor ha ricevuto anche un finanziamento da Sequoia capital. Ma in Europa la sfida è appena iniziata.

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