Montepaschi suona l’allarme: rischio-fuga dei correntisti

Si respirava aria pesante ieri mattina a Siena. A Rocca Salimbeni il presidente Alessandro Profumo e l’ammimistratore delegato Fabrizio Viola,insieme allo staff di vertice al completo, erano talmente sconfortati che a fatica alzavano il telefono anche per ragioni operative. «Se la politica e i giornali vanno avanti così – commentava uno di loro – tra qualche settimana rischiamo davvero di vedere il commissario. Un anno di duro lavoro per tentare di recuperare almeno in parte l’immagine gloriosa di un tempo, ed ecco qui che in pochi giorni rischiamo di giocarci tutto per la marea di bufale che quotidianamente si rincorrono sui giornali».

L’inganno c’è stato, è il ragionamento, ma come si fa a scrivere di tangenti per 2 miliardi o di costo di Antonveneta cresciuto magicamente da 9 a 17 miliardi? «L’ignoranza dilaga sulle pagine dei giornali – osservava ancora l’alto dirigente del Mps – E adesso ci si mette anche la procura ad attizzare fiamme già alte». Effettivamente il commento diffuso l’altro ieri da un membro della locale procura («una situazione esplosiva, incandescente») non ha certo contribuito a rasserenare gli animi. E le conseguenze di questo stato di tensione permanente cominciano a farsi sentire.

Sembra infatti che la nota diffusa ieri dal procuratore Tito Salerno con lo scopo di rassicurare («Il contesto investigativo è sensibile e complesso esclusivamente rispetto al ruolo svolto dal precedente management. Nessuna informazione è stata nè sarà diffusa in considerazione del rispetto dovuto al segreto investigativo, al mercato, ai risparmiatori») sia la conseguenza di un principio di fuga dei clienti-correntisti del Monte allarmati dal crescendo disordinato di indiscrezioni sullo stato delle indagini. Anzi, a Siena c’è chi sostiene che a provocare l’uscita pubblica sia stata una precisa richiesta del vertice dell’istituto che anche ieri ha pagato con un crollo in Borsa vicino al 10% e scambi ancora a livelli eccezionali.

La situazione è tale che sul tema del nuovo modo di comunicare il reale grado di solidità della banca – sul quale peraltro già si sono spesi generosamente sia il ministro Vittorio Grilli sia il vertice della Banca d’Italia – ieri pomeriggio si è svolta a Rocca Salimbeni una lunga riunione alla quale ha partecipato parte dello staff di vertice dell’istituto. Il risultato sarebbe una lunga nota che potrebbe essere diffusa già oggi nella quale, oltre a descrivere il taglio netto con la gestione passata e i progressi compiuti in tutte le divisioni operative nel corso del 2012, verranno precisate le vere cifre delle operazioni finite nel mirino dell’indagine. Verrà per esempio precisato che il costo di Antonventa non fu di 10 miliardi e rotti come gran parte dei giornali hanno continuato a scrivere in questi giorni (quando non si è addirittura volato a 17 o 18 miliardi), bensì 9,2 miliardi; che i 900 milioni aggiunti ai 9,2 miliardi non sono altro che una partita di giro; che i 7,5 miliardi aggiuntivi girati ad Abn Amro e al Santander sono linee di credito legate agli impieghi destinate a tornare per intero nelle casse di Mps; che la cessione di Palazzo dei Normani alla Mire sgr (Mittel) non ha portato nelle casse del Mps 142 milioni, bensì 130 milioni dei quali 12 di plusvalenza; infine, che i 2 miliardi pagati a Londra invece che a Madrid sono parte dei 9,2 miliardi del prezzo pattuito per l’acquisto di Antonveneta, girati a una controllata del Santander, e non la fantomatica tangente da 2 miliardi che per qualche giorno ha campeggiato su qualche giornale. Insomma, Profumo e Viola vogliono tentare la carta della massima trasparenza non tanto per anticipare le conclusioni della magistratura, quanto per tracciare confini precisi onde impedire il diffondersi del panico.

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