Due anni fa, dentro al bilancio chiuso al 31 marzo 2013, a proposito della vicenda Mps e del derivato Alexandria, Nomura aveva scritto che non era possibile determinare se dalla vicenda «avrebbe potuto configurarsi una perdita» per il gruppo giapponese. Un anno dopo, sul bilancio successivo, la formulazione era cambiata: «Non è possibile per la banca stimare l’ammontare della perdita ragionevolmente possibile». Evidentemente una perdita era diventata nel frattempo certa, anche se incerto restava l’importo; anche perché, poche righe più in su, nella stessa relazione si recepiva la richiesta da parte del Monte dei Paschi di un indennizzo pari a 1,5 miliardi di euro.
Nel frattempo, altra acqua è passata sotto i ponti. In particolare, l’inchiesta condotta dalla Procura di Milano ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per gli ex vertici del Monte, sulla base di presunte mazzette ricevute proprio da Nomura che potrebbero veder indebolita la posizione dei giapponesi. Così si spiega l’attesa che si respira a Siena per la giornata di oggi, quando Nomura presenterà il suo ultimo bilancio: non è escluso che ad Alexandria sia dedicato qualche riferimento.
Anche perché, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, in questi giorni le parti avrebbero continuato a lavorare all’ipotesi di un accordo transattivo che consenta di chiudere anticipatamente il derivato; in fondo, entrambe ne hanno interesse: i giapponesi potrebbero trarne qualche beneficio nelle prossime puntate dei processi in corso, il Monte eseguirebbe quanto chiesto dalla Bce ma soprattutto si leverebbe una macchia sull’immagine e di un peso sui conti “limitato” a meno di un miliardo sul conto economico e «prossimo allo zero» sul Core Tier1, stando ai dati forniti da Mps all’ultima assemblea. Il problema è che si parte da cifre molto distanti: il Monte, come anticipato, avrebbe chiesto più di un miliardo, mentre per Nomura la base sarebbe di 300-350 milioni.
L’accordo forse non è ancora vicino, ma la banca potrebbe cercare di chiudere entro il varo dell’aumento. Al riguardo, ieri il cda della banca avrebbe avviato l’esame del prospetto informativo: secondo quanto si apprende il consiglio presieduto da Alessandro Profumo avrebbe esaminato la bozza del documento che dovrà poi essere trasmessa in Consob. Del resto i tempi per il varo dell’operazione cominciano a stringere: secondo indiscrezioni l’intenzione sarebbe quella di far partire la sottoscrizione lunedì 25 maggio.
Anche perché, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, in questi giorni le parti avrebbero continuato a lavorare all’ipotesi di un accordo transattivo che consenta di chiudere anticipatamente il derivato; in fondo, entrambe ne hanno interesse: i giapponesi potrebbero trarne qualche beneficio nelle prossime puntate dei processi in corso, il Monte eseguirebbe quanto chiesto dalla Bce ma soprattutto si leverebbe una macchia sull’immagine e di un peso sui conti “limitato” a meno di un miliardo sul conto economico e «prossimo allo zero» sul Core Tier1, stando ai dati forniti da Mps all’ultima assemblea. Il problema è che si parte da cifre molto distanti: il Monte, come anticipato, avrebbe chiesto più di un miliardo, mentre per Nomura la base sarebbe di 300-350 milioni.
L’accordo forse non è ancora vicino, ma la banca potrebbe cercare di chiudere entro il varo dell’aumento. Al riguardo, ieri il cda della banca avrebbe avviato l’esame del prospetto informativo: secondo quanto si apprende il consiglio presieduto da Alessandro Profumo avrebbe esaminato la bozza del documento che dovrà poi essere trasmessa in Consob. Del resto i tempi per il varo dell’operazione cominciano a stringere: secondo indiscrezioni l’intenzione sarebbe quella di far partire la sottoscrizione lunedì 25 maggio.