I magistrati di Milano hanno aperto l’ennesimo filone di indagine su Banca Monte dei Paschi di Siena
Nel mirino è finita ancora una volta la contabilizzazione dei crediti deteriorati, questa volta per gli esercizi 2016-2017. Con una novità significativa rispetto al passato: riprendendo il teorema accusatorio del finanziere Giuseppe Bivona (fondo Bluebell), storico accusatore delle passate gestioni di Mps, il tribunale ha ordinato ai pm di indagare per truffa aggravata ai danni dello Stato per la ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi che nel 2017 ha fatto entrare il Tesoro nel capitale di Mps.
La decisione del gip
La gip di Milano Teresa De Pascale ha ordinato l’imputazione coatta per gli ex presidenti di Mps Alessandro Falciai (in carica tra il 2016 e il 2017) e Stefania Bariatti (2017-2020), per l’ex amministratore delegato Marco Morelli (al vertice tra il 2016 e il 2020) oltre che perArturo Betunio (quest’ultimo limitatamente ai bilanci fino al 30 settembre 2016) e Nicola Massimo Clarelli con le ipotesi di reato di manipolazione del mercato e falso in bilancio per gli esercizi 2016 e 2017.
Per tutti gli indagati è stata quindi rigettata la richiesta di archiviazione della procura a cui nei mesi scorsi si erano opposti lo stesso Bivona e l’Associazione Buon Governo Mps. Per l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex ceo Fabrizio Viola è stata invece decisa l’archiviazione per intervenuta prescrizione riguardo alle ipotesi di manipolazione di mercato e falso in bilancio.
Al centro di questo nuovo filone c’è ancora una volta la contabilizzazione dei crediti deteriorati della banca senese, già finita molteplici volte sotto la lente dei magistrati negli ultimi 12 anni. Il faro è puntato sugli anni di transizione dalla gestione privata a quella dello Stato.
L’ordinanza del gip
L’ipotesi al vaglio è che in quella fase svalutazioni e accantonamenti deliberati dalla banca non siano stati corretti: «Emerge in modo chiaro ed evidente come i bilanci d’esercizio 2015, 2016 e 2017 non siano conformi alle disposizioni di riferimento vigenti all’epoca dei fatti», spiega l’ordinanza del gip, «non rappresentando una situazione patrimoniale – finanziaria di Mps attendibile e fedele quanto alla corretta entità dei risultati economici d’esercizio e dei flussi finanziari in conformità alle definizioni e ai criteri di rivelazione di attività, passività, proventi e costi sopra esposti».
Un quadro che, secondo il teorema, avrebbe dovuto essere a conoscenza degli amministratori: «Il nuovo vertice di Mps necessariamente doveva essere a conoscenza delle precedenti false contabilizzazioni che non ha di certo provveduto a rilevare e far emergere, anzi ha continuato ad operare correttivi e rettifiche al ribasso, recependo sì formalmente le obiezioni e le criticità rilevate dagli esiti delle ispezioni, ma di fatto continuando a rappresentare una situazione economico-patrimoniale non rispondente al vero, in quanto alterata e non conforme ai criteri normativi e regolamentari vigenti».
Ipotesi truffa sul salvataggio
I bilanci contestati sono serviti per autorizzare la ricapitalizzazione precauzionale che nel 2017 ha consegnato al Tesoro le chiavi di Mps. Per questo la gip ha anche ordinato ai pm Cristiana Roveda e Giovanna Cavalleri di iscrivere tutti gli ex manager (tranne Betunio) nel registro degli indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato. «I falsi in bilancio avrebbero occultato lo stato di insolvenza della banca, che sarebbe stato ostativo dell’erogazione degli aiuti di Stato», spiega l’ordinanza che pure definisce «del tutto suggestiva, generica, fondata su mere illazioni ed in alcun modo riscontrata» la tesi avanzata da Bivona sulla «paventata complicità/connivenza della Bce, della Commissione Ue e del governo italiano nella ipotizzata truffa». È stato fissato un termine di sei mesi per svolgere indagini aggiuntive in particolare sulla «sussistenza» delle condizioni di legge per accedere alla ricapitalizzazione precauzionale.