Non ce l’ha fatta, Luigino D’Angelo, pensionato di 68 anni, di Civitavecchia. Non ce l’ha fatta a vedere i risparmi di una vita andare in fumo: 110.000 euro di risparmi, tra obbligazioni, un lingotto d’oro e contanti. E così, quando ha avuto la certezza di aver perso tutto, ‘grazie’ al decreto salva-banche, questo correntista di Banca Etruria che aveva riposto fiducia nella sua banca per ben 50 anni, ha deciso di farla finita, e si è ucciso.
La notizia è stata riportata da Etruria News e ha sconvolto l’Italia intera, e non solo. Nel commentare la vicenda Jonathan Hill, commissario Ue ai servizi finanziari, ha detto chiaro e tondo che le quattro banche salvate dall’Italia, CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria, “hanno venduto prodotti inappropriati a persone che forse non sapevano cosa compravano” e questo ha avuto “conseguenze molto dure e difficili”.
Per l’Ue la colpa è del governo italiano. Hill ha detto infatti che “E’ il governo italiano a essere alla guida” del processo di salvataggio”. E tutto. “ciò si collega a una questione più ampia sulla tutela dei consumatori e di come possiamo costruire un mercato più forte dei prodotti finanziari al dettaglio. E’ necessario che cittadini si sentano sicuri nell’investire, e a tal fine è necessario che ci siano sistemi che garantiscano che le persone sanno cosa comprano“.
D’Angelo ha deciso di farla finita impiccandosi alla scala della sua villetta dopo aver scoperto di aver perso tutti i suoi risparmi nel fallimento della banca. Non senza aver lasciato una lettera, che gli inquirenti hanno trovato nel suo computer. In essa, il pensionato ha raccontato la sua lotta -inutile – per rientrare in possesso dei suoi soldi. Così Paolo Gianlorenzo, direttore della testata online:
“La lettera è un atto di accusa nei confronti della banca Etruria. Il signore era un correntista da 50 anni e da mesi cercava di rientrare in possesso dei suoi soldi: aveva anche detto alla banca che era pronto ad accontentarsi di una somma più bassa. Inoltre accusa l’istituto di credito di avergli cambiato il profilo da basso ad alto rischio e di avergli addirittura mandato un funzionario da Arezzo per rassicurarlo che i suoi risparmi sarebbero stati in buone mani”.
Il suicidio è avvenuto lo scorso 28 novembre, ma Etruria News ha deciso di darne l’annuncio solo ieri sera:
“Sapevamo benissimo che il nostro articolo avrebbe suscitato tanto clamore. Quando un uomo si toglie la vita perché qualcuno gli ha portato via tutto non poteva non scuotere le coscienze delle persone. Quando a portare via tutto a quest’uomo, Luigino D’Angelo, 68enne di Civitavecchia non è un delinquente qualsiasi ma una banca e in questo caso Banca dell’Etruria allora la cosa non può che aggravare ulteriormente la portata di questa immensa tragedia. Dipendente dell’Enel, i sacrifici di una vita. Una villetta a schiera dove viveva con la moglie e la suocera 90enne in via Ugo La Malfa a Civitavecchia. E’ lui stesso a raccontare, nero su bianco il suo calvario. Sono le 16 e 20 del 28 novembre quando salva la lettera scritta sul suo Pc disposto nella sala piena di fotografie e ricordi suoi e di sua moglie Lidia. Alle 16 e 40 prende una corda, la lega nella ringhiera delle scale che conducono dal piano terra alla taverna e decide di farla finita. La moglie stava preparando i vestiti per la sera, dovevano uscire, andare a cena con gli amici e poi a ballare. Invece l’ha trovato ormai privo di vita e in preda al panico e alla disperazione ha chiesto aiuto”.
Etruria News continua:
“Sono arrivati subito gli aiuti ma inutili. Luigino aveva finito di vivere. Il sopralluogo degli agenti del commissariato di Polizia di Civitavecchia e del magistrato. Saranno loro a ritrovare la lettera scritta sul pc perché la moglie, incalzata dalle domande, si era ricordata di averlo visto scrivere proprio lì poco prima. Una lettera con molti refusi, segno di confusione e disperazione ma, allo stesso tempo, straordinariamente sintetica e concisa. Un duro atto d’accusa mosso a tutte quelle persone, dipendenti della Banca dell’Etruria, che con lui avevano avuto a che fare in questi ultimi mesi. Sì, perché quando la banca ha deciso di cambiare il suo profilo nell’investimento, da basso rischio ad altissimo, gli ha impedito, con mille scuse e mille espedienti (così ci racconta la moglie distrutta dal dolore) di rientrare in possesso del suo capitale di 110mila euro e un lingottino d’oro”.