Prestiti: a secco imprese e famiglie

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Imprese sempre più in difficoltà nella ricerca di prestiti da parte delle banche. Nell’ultimo anno, infatti, i finanziamenti concessi hanno subito una contrazione del 4,1%, per un totale di 41,8 miliardi di euro. Questi i dati emersi da uno studio effettuato dalla CGIA di Mestre sull’andamento del mercato dei prestiti nel periodo intercorrente tra settembre 2011 e settembre 2012. L’indagine evidenzia inoltre un dirottamento delle risorse verso specifiche categorie di soggetti che, più di altri, hanno beneficiato di un accesso privilegiato al credito.

Nello specifico, stiamo parlando delle istituzioni finanziarie, cioè le Società di intermediazione mobiliare, le Società fiduciarie di gestione, le Società di finanziamento e le Sicav. Nei loro confronti si registra un incremento dei prestiti concessi dalle banche, con un aumento nel periodo di riferimento pari al 20,5%, cioè 40,2 miliardi di euro in più.
Ma non è tutto. Anche le Amministrazioni pubbliche hanno ottenuto maggiori finanziamenti per un totale di 12,2 miliardi di euro in più rispetto all’anno passato, segnando un +4,7%. Analogamente, un saldo positivo è stato rilevato anche per quanto riguarda le istituzioni senza scopo di lucro (+1,7%).

A tali dati bisogna aggiungere, tuttavia, che il flusso di prestiti complessivamente erogati al mercato è stato più o meno costante (+0,3%, cioè 2.395 miliardi di euro). Ciò significa che le risorse immesse sono state le stesse, ma che è cambiata la quota di denaro destinata alle diverse classi di soggetti, penalizzando in particolare imprese, famiglie consumatrici (-0,4%, cioè 1,9 miliardi di euro in meno) e assicurazioni (-23,7%, pari a 6,25 miliardi di euro in meno).

“L’aumento dei prestiti alle Amministrazioni pubbliche – commenta il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi – non va sempre interpretato negativamente; molte perplessità, invece, emergono dalla lettura dei dati riferiti alle istituzioni finanziarie. Ho l’impressione che gli istituti di credito abbiano privilegiato le finanziarie – prosegue Bortolussi – perché hanno trasferito su queste ultime i rischi legati al forte aumento delle sofferenze bancarie registrato in questo ultimo periodo. Con il pericolo che questa operazione – conclude – contribuisca ad aumentare la finanziarizzazione dell’economia”.

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