Il primo spazioporto in Italia dovrebbe essere pronto entro il 2020

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Abbiamo a tal proposito ascoltato Giovanni Lacava e di seguito riportiamo il suo parere in merito.

Secondo l’esperto del settore, siamo arrivati inevitabilmente ai blocchi di partenza di un progetto che ancora non ha il placet costituzionale.

 

La condizione di “prorogatio” con cui il governo uscente gestisce “gli affari correnti” è inciampata, a suo avviso,  in contraddizione con la sentenza del consiglio di Stato sez,. VI,  N° 244 del 29-03-1983.secondo quanto riferisce il Ministero, dovrebbe essere pronto entro il 2020

Il governo, che rimane impegnato per il “disbrigo degli affari correnti”, non può sottoscrivere atti di indirizzo politico, che dovranno essere gestiti dal governo successivo, confermando o annullando  l’iniziativa presa il 10 maggio, u.s. dal Ministro uscente Delrio, che ha conferito l’incarico all’Enac di predisporre quanto necessario per la gestione del neo nominato cosmodromo, detto “spazioporto “, in un’area individuata tra Taranto e Grottaglie.

 

Tra l’altro questa area coincide con un aeroporto di interesse nazionale, di recente inglobato nella prima rete aeroportuale italiana di cui il presidente Emiliano si dichiara entusiasticamente soddisfatto.

Non è superfluo ricordare che Aeroporti di Puglia (AdP) ha una concessione quarantennale, purtroppo disattesa per Taranto, che autorizza la società AdP spa alla gestione del traffico presso lo scalo ionico.

 

L’aeroporto, e non l’area identificata, ha una destinazione aeronautica, anche se, su richiesta della Regione, può permettere sperimentazioni di nuove soluzioni aeronautiche, per quanto in dissonanza con il traffico commerciale, in modus “border line“, con il placet di ENAC ed ENAV.

 

Riassumendo, secondo Giovanni Lacava:

 

“Stante la presunta illegittimità del provvedimento del Ministro, in contraddizione con la dichiarazione di Rete Aeroportuale, e comunque in assenza di regole adeguate al nuovo impiego, certamente apprezzabile, ma dopo avere verificato la fattibilità con la massima sicurezza del caso, si è difronte ad una società di gestione che non ha le professionalità richieste per esplorare questa nuova frontiera spaziale, incentivata da un privato americano il quale vorrebbe commercializzare la sua creatura siderale, utilizzando un aeroporto italiano, che di fatto, oltre ad una pista di 3200 metri non ha altro da mettere sul piatto dell’offerta”.

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