Quei 20mila uomini che vanno a zonzo

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Considerando le vertenze aperte, ristrutturazioni o riorganizzazioni, le eccedenze del personale superano le 11mila unità. Ma giocare a “lascia o raddoppia” è facile. Se si tiene conto “delle uscite definite da accordi sindacali già in fase di attuazione”, il numero sale vertiginoasamente a circa 20mila. Sono i numeri contenuti nell’executive summary su “La condizione di lavoro nel sistema bancario italiano: fattori di crisi”, discussa dal comitato di presidenza dell’Abi a inizio settembre, che verrà poi ripresa il prossimo mercoledì 19 dal comitato esecutivo dell’associazione bancaria.

Aldilà della correttezza delle cifre sulle quali, per esempio, il numero uno di Intesa Sanapaolo,Enrico Cucchiani, non è “assolutamente nella condizione di esprimere una valutazione puntuale” – non mancando, a margine del Workshop Ambrosetti di Cernobbio, di “piccare” la stima dell’associazione bancaria italiana sentenziando “come sia più facile dare i numeri che esprimere numeri concreti” -, il quadro che ne emerge non è certo rassicurante. In un momento poi, neanche a ripeterlo alla noia (e ribadito infatti dalla stessa Abi), non certo roseo per le banche in generale, alle prese con una “caduta drammatica di redditività”. Un’industria, quella bancaria, che “non riesce più ad avere margini di guadagno”.
E a pesare, non da ultimo, “le recenti riforme regolamentari di settore e le necessità di rafforzamento patrimoniale imposte dalle autorità europee, oltre a un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee”. Si dirà: tutta colpa della Fornero e della sua riforma pensionistica, combinata con quella del lavoro. Fatto sta che il sistema deve affrontare, in ordina sparso, forti esuberi, costo del lavoro elevato, personale invecchiato, poca disponibilità alla riconversione tecnologica e alla flessibilità. Con i sindacati e gli addetti ai lavori che, ironia della sorte, hanno “scarsa sensibilità al cambiamento, alla riconversione e alla riqualificazione professionale, che sono divenuti, invece, ormai imprescindibili”.

Insomma, il tema è di scottante attualità se anche UniCredit, uno dei maggiori istituti italiani, ci si dovrà confrontare. “Noi abbiamo il vecchio piano di esuberi, lo abbiamo annunciato ad ottobre, ma di 3500 persone”, ha spiegato il ceo di Piazza Cordusio, Federico Ghizzoni. “Nel piano industriale c’era la disponibilità a discutere con il sindacato per il periodo 2012-2015, è arrivata la riforma delle pensioni: adesso ci dobbiamo incontrare e decidere cosa fare. È chiaro che il tema di esubero del personale c’è ovunque nel settore bancario, quindi in qualche modo andrà affrontato”.

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