Sulla vertenza Fiorucci è scontro totale tra i sindacati e l’azienda specializzata in salumi.
Mancato accordo tra Fiorucci e sindacati
Le segreterie nazionali e territoriali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, a margine dell’incontro che si è tenuto nella sede di Unindustria Roma, hanno annunciato che la procedura si concluderà con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo a cui seguirà lo svolgimento della successiva fase istituzionale.
I sindacati infatti hanno giudicato insufficienti le risposte ricevute da Fiorucci che pure si è dichiarata genericamente disponibile a rivedere gli esuberi e gli incentivi all’uscita, nonché a presentare a breve un piano di riorganizzazione che faccia maggior chiarezza sulle terziarizzazioni.
La richiesta delle organizzazioni sindacali
Dal canto loro le organizzazioni sindacali hanno ribadito la necessità di “ridurre gli esuberi, limitare l’impatto sociale ricorrendo alla cassa integrazione ed escludere ogni terziarizzazione che comporti una sostituzione dei lavoratori interessati dalla procedura”.
Il piano di rilancio
Licenziamenti in Fiorucci che scaturiscono dal piano di ristrutturazione e rilancio dello storico marchio italiano voluto dal nuovo management con l’obiettivo di “salvare” la produzione negli stabilimenti italiani perché questi “continuino a generare benessere nel loro territorio di riferimento”.
“È fondamentale che l’azienda recuperi produttività e competitività per affrontare un mercato sempre più competitivo. Le azioni che abbiamo previsto sono indispensabili e non più rinviabili se vogliamo salvaguardare il futuro dell’azienda, la tutela dei lavoratori e la qualità dei prodotti” aveva scritto Fiorucci in una nota.
In Fiorucci 168 licenziamenti. Scatta la protesta
Ma sono oltre centosessanta le persone che con questa operazione resteranno senza lavoro. Da qui la conferma dello stato di agitazione dei dipendenti che si ritroveranno in presidio sotto la Regione Lazio il prossimo 18 gennaio. Intanto nello stabilimento di Santa Palomba nei prossimi giorni sono previste assemblee con le lavoratrici e i lavoratori a rischio. Troppa la distanza con l’azienda e la posta in gioco per non arrivare allo scontro.