Se il Federal Reserve System dovesse rivelarsi più dovish del previsto potremmo assistere ad un calo del biglietto verde

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Federal Reserve DCProsegue la fase di stanca dei mercati, in un periodo nel quale di solito le price actions dovrebbero essere interessanti se ci guardassimo indietro e osservassimo gli anni precedenti. Ed invece, siamo tutti in attesa di qualcosa che deve accadere ma che non arriva mai.

Si vive uno stallo con la Brexit, ma anche nei colloqui Usa Cina e pure la congiuntura economica globale, che pareva in deciso rallentamento, appare mista e qualcuno comincia a dirci che non vedremo la recessione che molti analisti avevano previsto per quest’anno. Non c’è market mover che riesca, per ora, a spostare i prezzi, che si muovono dentro range trading assai stretti, per poi improvvisamente partire per 50 60 pips, come scrivevamo anche ieri, senza apparenti motivazioni che possano spiegarne pienamente le ragioni, come è avvenuto per esempio ieri sul UsdCad, che da 1.3310 improvvisamente, e senza che fossero uscite notizie sul petrolio oppure dichiarazioni o dati dal Canada, ha rotto il supporto ed è sceso in pochi minuti a 1.3250, per poi tornare in poche ore a 1.3330, ben al di sopra del livello di partenza.
Abbiamo cercato di capirne le ragioni, ma non abbiamo trovato alcuna spiegazione tecnica, se non forse qualcosa legato alla presenza di stop loss al di sotto del supporto chiave a 1.3300. La sensazione è che il mercato sia dominato da algo traders che lavorano in trading range stretti per tutto il giorno, in assenza di real money flows nel mercato che possano invece subentrare a produrre la formazione di movimenti e trend significativi, salvo poi, in presenza di qualche news o rumors, vedere gli algo traders che si levano improvvisamente dal mercato stesso, e tolgono liquidità, creando così buchi improvvisi di prezzi fino a quando il mercato si stabilizza nuovamente e le macchinette tornano a lavorare. Se si osservano con attenzione le price actions, questa è la spiegazione secondo noi più plausibile di quel che accade oggi nel forex.

Un’altra sensazione che abbiamo è legata ad una certa diminuzione dei volumi, legata probabilmente alla riduzione della leva da parte dell’Esma, che secondo noi ha ridotto la liquidità buona, ovvero quella dei retails, sempre presenti con ingressi contrarian mediamente, e ha aumentato quella cattiva, ovvero quella delle macchinette, che attraverso algoritmi lavorano quando la volatilità è bassa e spesso si levano dal mercato togliendola, negli altri momenti, causando spesso buchi di prezzi. Ecco perché sono sempre più frequenti questi gap durante la giornata, anche senza ragioni plausibili. Sarà per questa ragione interessante, vedere il contributo triennale che la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bis) farà quest’anno ad Aprile, nel quale si capirà se i volumi del forex siano aumentati o diminuiti in questi ultimi anni.

Tornando al mercato, segnaliamo oggi i dati inglesi sull’inflazione, dopo che ieri sono usciti quelli sulla disoccupazione, che ha raggiunto i minimi dal 1975, al 3.9%. Le attese sono per un’inflazione core all’1.9% e quella generale a +1.8%, tendenzialmente superiore a quella europea. Ma il vero market movers potrebbe essere stasera alle 19.00, con un’ora di anticipo rispetto al solito a causa dell’ora legale già presente negli Usa e non ancora da noi, con la decisione sui tassi Usa.

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