Tutti i dossier aperti all’Ivass

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Benvenuta Ivass. D’ora in poi la vigilanza sul settore assicurativo spetterà al nuovo organismo che ha sostituito l’Isvap, Authority che verrà incorporata sotto la supervisione della Banca d’Italia. Il 31 ottobre è stato approvato il nuovo statuto dell’organismo guidato da Fabrizio Saccomanni.

Oggi che l’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini è indagato per la vicenda Fonsai, pare più utile focalizzarsi sul futuro e su quanto i responsabili che traghetteranno l’ex Isvap nella nuova Ivass potranno fare per rinforzare le tutele degli assicurati. Assicurati che, come si più vedere dall’incredibile numero di reclami (+57% nel 2011 anche nel ramo Vita) non sono per niente soddisfatti del’operato delle compagnie.

Cominciamo dai prodotti. Nel decennio Giannini c’è stato lo stop alla finanza nelle gestioni assicurative. Un niet a derivati & c. che tuttavia non si sposa appieno con le moderne tecniche di gestione. È vero che molte compagnie estere sono fallite per i derivati, ma anche rimanere al Medioevo, in un’industria ormai europea, non è stata una grande idea. Di per sé, infatti, un minimo di finanza, ovviamente controllata, serve per offrire prodotti in linea con quelli che si possono strutturare ad esempio in Irlanda o Lussemburgo, dove si sono trasferite molte compagnie italiane per creare prodotti esterovestiti, generando altrove opportunità di lavoro e gettito per l’erario di Dublino. Tra l’altro questo atteggiamento rigido non è servito a evitare che venissero coinvolti nel crack Lehman un numero spropositato risparmiatori italiani, inconsapevoli vittime di emissioni di index linked garantite dalla banca americana. Senza parlare poi delle polizze garantite da banche islandesi finite in default. È vero che l’Isvap si è poi adoperata per obbligare le compagnie a risarcire i clienti, e ha disposto che per le nuove index, che vi fosse anche la garanzia della compagnia, ma ormai i buoi erano scappati.

Proprio sulla vicenda Lehman c’è poi stato l’incredibile caso della vicenda Cnp UniCredit Vita. La compagnia di bancassurance di UniCredit aveva ereditato alcune polizze garantite da Lehman (denominate Performance) dalla ex Roma Vita (compagnia di bancassurance dell’ex Banca di Roma all’epoca di Geronzi) che prevedevano delle clausole contraddittorie relativamente alla garanzia prestata ai risparmiatori. Di fronte a contratti scritti in modo ambiguo (sarebbe tra l’altro toccato proprio all’Isvap controllarne la regolarità e la coerenza) molto probabilmente i giudici avrebbero dato ragione ai clienti, come previsto da Cassazione e Codice Civile. Eppure ai reclami dei risparmiatori che si sono rivolti all’Isvap per chiedere l’applicazione del contratto, l’organismo di vigilanza ha risposto dicendo che non era sua competenza intervenire dal punto di vista civilistico. L’immobilismo dell’Authority in tale circostanza (come più volte si è fatto notare da questo giornale) si è tradotto in un’adesione bulgara a un accordo abbastanza penalizzante per i risparmiatori coinvolti che non sono stati tutelati appieno. Tanto che il Tribunale di Milano ha addirittura obbligato UniCredit a riscrivere ai risparmiatori dicendo che le informazioni contenute nella proposta di trasformazione potevano essere di parte. Sempre nel ramo Vita, i risparmiatori sono stati vittime delle cosiddette trasformazioni contrattuali, abbandonando vecchi contratti con degli elevati minimi garantiti per le “innovative” unit prive di protezione.

Tornando alla gestione Giannini, questa si voleva concentrare sugli aspetti tecnici. Tuttavia, nonostante le intenzioni, negli ultimi anni sono finite in liquidazione coatta amministrativa ben cinque compagnie, segno che la stabilità dei gruppi non era proprio sotto controllo.

I ritardi nella liquidazione dei sinistri sono un altro campo in cui il nuovo organismo avrà molto da lavorare. È vero che l’Isvap era solita tuonare contro il caro Rc auto e teneva a mostrare le sanzioni numerosissime che comminava alle compagnie per i ritardi nelle liquidazioni. Ma sarebbe stato meglio prevenire anzichè sanzionare. Di fronte a compagnie, come Fonsai, che ogni anno spendevano migliaia di euro in sanzioni per ritardate liquidazioni, sarebbe stato meglio convocare i vertici, minacciando eventualmente la revoca dell’autorizzazione, e stimolarli a risolvere il problema dei ritardi. Tanto più che le sanzioni venivano spesso ribaltate sui consumatori sotto forma di aumento delle tariffe.

Più vigilanza è poi richiesta sul controllo delle gestioni separate, grandi calderoni la cui contabilità deve senza dubbio migliorare tutelando gli assicurati che, in fin dei conti, sono i possessori dei titoli in esse contenuti. Nella relazione sull’attività di vigilanza 2011 viene indicato che sui fondi interni e sulle gestioni separate sono stati effettuati interventi nei confronti di quattro imprese (un po’ poco). Urgono controlli anche sugli innumerevoli fondi unit linked, alcuni amministrano ormai patrimoni ormai esigui con costi stratosferici.

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