Un giro di bonifici da 17 miliardi Indagini su immobili e azioni Unipol

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NON SOLO derivati e swap per ‘abbellire’ i bilanci. Gli inquirenti sospettano che gli ex vertici del Monte dei Paschi sarebbero ricorsi anche ad operazioni immobiliari per contenere le perdite del conto economico. In particolare i magistrati avrebbero acceso i fari sulla vendita, conclusa il 30 settembre 2011, dell’ex centro esattoriale che Mps aveva a Roma. Un complesso immobiliare (circa 6mila metri quadrati), in via dei Normanni vicino al Colosseo, ceduto dal Gruppo Montedeipaschi ad un fondo immobiliare chiuso gestito da Mittel Sgr. La trattativa si sarebbe conclusa sulla base di un prezzo concordato di 142 milioni di euro. Una cifra, si apprende ora, diversa da quella di cui si è sempre parlato e cioè 130 milioni.
Il complesso era in vendita da tempo, ma l’istituto senese non era riuscito a chiudere. Poi, improvvisamente, in quel fine settembre arrivano a perfezionare il contratto di vendita. Ed è proprio questo ad avere attirato l’attenzione dei magistrati. Perché tanta fretta? Non c’erano altre offerte d’acquisto? E soprattutto quale sarebbe stata l’impatto atteso da Rocca Salimbeni? Una risposta a quest’ultima domanda, secondo la pista investigativa, sarebbe da ricercare nel conto economico del terzo trimestre 2011 in cui la stessa banca annunciava di aver ottenuto «un utile netto di 42,2 milioni».

A TANTO ammonterebbe, infatti, la plusvalenza ottenuta con la cessione dell’ex centro esattoriale. E questo spiegherebbe anche l’improvvisa accelerazione, in quel settembre 2011, nel chiudere la trattativa. Secondo alcune voci, che però non trovano conferme, anche all’insaputa dell’Immobiliare Sansedoni (società partecipata dallo stesso Monte e dalla Fondazione Mps) che avrebbe avuto in mano altre offerte per importi superiori. Anche quest’ aspetto sarebbe al centro degli accertamenti dei magistrati che vogliono capire se la somma messa a contratto sia quella effettivamente pagata dal fondo immobiliare gestito da Mittel Sgr.

NON SOLO. Il fascicolo dei magistrati si sarebbe ulteriormente allargato anche ad alcune operazioni di rastrellamento di azioni Unipol quando il gruppo assicurativo era impegnato nella scalata a Bnl. E’ quanto emerge da una verifica fiscale conclusa nel 2012 dalla quale si evidenzierebbe una serie di competenze errate nella registrazione dei bilanci. In sostanza, il Monte avrebbe ottenuto dal rastrellamento delle azioni Unipol una plusvalenza di 120 milioni di euro, portati a tassazione nel 2006 anziché nel 2005, quando — secondo le indagini — fu effettuato l’acquisto. Questa operazione, è l’ipotesi investigativa, avrebbe consentito a Mps di ottenere un consistente vantaggio fiscale grazie alla modifica del Testo unico.
Ulteriori accertamenti, i magistrati dell’inchiesta li stanno compiendo su una serie di bonifici effettuati tra il 2008 e il 2009. Dalle casse del Monte, infatti, sono usciti, in 11 mesi, otto bonifici per un totale di oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam, Madrid e Londra. Elenco che è ora agli atti della Procura di Siena. Dal documento emerge che il primo bonifico, da 9 miliardi e 267 milioni (dunque pi— del prezzo pattuito di 9 miliardi e 230 milioni), venne effettuato il 30 maggio 2008 a favore di Abn Amro Bank con sede ad Amsterdam. Gli ultimi due, da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, sono a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra.

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