Università, partono i nuovi bandi per 19mila dottorati di ricerca
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Prove di second life per i dottori di ricerca. Nella speranza di rafforzare il collegamento, e il trasferimento, tra alta formazione e impresa il ministero dell’Università sta per finanziare – grazie anche ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – 19mila nuove “borse”, che spaziano dalle transizioni digitali e ambientali all’innovazione in azienda, dalla pubblica amministrazione al patrimonio culturale e alla ricerca scientifica. In nome di una strategia di rilancio complessiva di una figura ancora poco usata nel nostro Paese (uno su mille nella fascia d’età 25-34 anni contro gli 1,5 di media Ue e i 2,1 della Germania, ndr) che ha già visto arrivare uno sgravio ad hoc (la decontribuzione fino a 7.500 euro prevista dall’ultimo Dl Pnrr) e potrà contare a breve su semplificazioni e accordi specifici con il mondo produttivo.

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Le borse di studio per 726 milioni

Torniamo alle 18.770 borse di dottorato che saranno bandite per il prossimo anno accademico, il 2023-2024, da due decreti alla firma del ministro Anna Maria Bernini, che il nostro giornale è in grado di anticipare. L’investimento totale supera i 726 milioni di euro (in parte a valere sul Pnrr). La maggior parte (13.292 borse) sarà destinata ai dottorati innovativi con le imprese. Così da assicurare alle realtà produttive professionalità altamente qualificate e specializzate. Altre 2.539 borse sono destinate agli ambiti toccati dal Pnrr, i cosiddetti “generici”; 2.140 sono per la Pa, 410 sono per i programmi dedicati alle transizioni digitali e ambientali (altri ambiti “core” del Piano nazionale di ripresa e resilienza), le rimanenti 389 sono destinate alla ricerca per il patrimonio culturale.

Stanziamento di di 60mila euro ciascuna

Passando all’ammontare delle borse di ricerca, transizioni digitali e green, ricerca Pnrr, pubblica amministrazione e patrimonio culturale, potranno contare ciascuna su uno stanziamento di 60mila euro. Per i dottorati innovativi l’investimento complessivo è di 30mila euro in cofinanziamento con le imprese private. Le risorse saranno assegnate alle università statali e non statali legalmente riconosciute e agli istituti universitari a ordinamento speciale. Rispetto al bando precedente, gli atenei e gli istituti che potranno attivare i dottorati salgono per il 2023-2024 a 99, grazie all’accreditamento della Scuola superiore meridionale. Per accedere agli stanziamenti le attività dovranno essere avviate entro il 30 dicembre. E le eventuali borse non assegnate potranno essere utilizzate per il ciclo successivo, nell’anno accademico 2024-2025.

Sui dottorati di ricerca, come detto, la sfida è appena all’inizio: sui 5mila dottorati innovativi con le imprese finanziati nei mesi scorsi (relativi all’anno accademico 2022/23) sono state assegnate soltanto 1.709 borse (di cui 491 al Mezzogiorno). Ed è per questo che, nel pensare al 2023/24, Bernini ha deciso di accompagnarne il varo con una doppia mossa.

Gli esoneri contributivi a favore delle imprese

La prima incentiva le aziende a scommettere sul personale altamente specializzato. Con il decreto Pnrr approvato a metà febbraio è stato introdotto infatti un esonero contributivo a favore delle imprese che finanziano l’attivazione di un dottorato innovativo e che assumono a tempo indeterminato – e senza limite d’età – personale in possesso del titolo di dottore di ricerca formatosi con borse Pnrr oppure ricercatori. Questo significa che per le imprese che cofinanziano al 50% le borse di dottorato innovativi è prevista una agevolazione fiscale in relazione alle assunzioni a tempo indeterminato. L’esonero sarà applicato per 24 mesi a partire dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2026 nel limite massimo di 7.500 euro a assunzione, con un tetto di due posizioni attivabili per ciascun dottorato finanziato. A definire il “quando” e il “come” sarà un decreto del Mur, da concertare con Lavoro e Mef, nelle prossime settimane.

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