Valerio Angeletti di Fimaa: “Il rischio ora è di accordi sottobanco tra professionisti”

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Con la “vecchia” segnalazione di pregi l’agente immobiliare (e non solo lui) indicava al proprio cliente un istituto di credito per un finanziamento, svolgendo così di fatto un’attività che oggi è equiparabile (e sovrapponibile) a quella riservata per legge al mediatore creditizio. La diversa attività di indicazione, da parte dell’agente immobiliare al proprio cliente/acquirente, non dell’istituto finanziatore, ma del mediatore creditizio a cui eventualmente rivolgersi per l’esame dei prodotti finanziari da quest’ultimo gestiti e proposti da più istituti di credito, non verte quindi nella messa in contatto di due soggetti per la stipula di un contratto di finanziamento (attività come detto riservata per legge ai soli mediatori creditizi), ma verte nell’attività diretta ad agevolare il proprio cliente, promissario acquirente, nella ricerca di chi gli possa offrire un paniere di prodotti creditizi da confrontare, per ricercare quello migliore per le sue esigenze.

Un servizio quindi reso principalmente a favore del cliente (che tra l’altro nulla paga per detto servizio). Negare quindi apoditticamente detta collaborazione tra agente immobiliare e mediatore creditizio, nell’interesse primario del consumatore, appare contrario non solo al disposto normativo, ma anche alla logica delle cose, ovvero del mercato. La conseguenza, è facile prevederlo, sarà il ricorso ad escamotage e sotterfugi che certo non giovano alla trasparenza tanto auspicata del mercato. Chi può avere interesse a tutto ciò, ovvero a limitare la concorrenza tra istituti di credito che il paniere di prodotti offerto da un valido mediatore creditizio può offrire?
* Presidente Fimaa

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