Vaticano, carte di credito bloccate

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La Banca d’Italia ha bloccato tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos e attraverso il circuito mondiale delle carte di credito nello Stato della Città del Vaticano. Anche quelli per pagare i biglietti dei Musei Vaticani, che ogni anno sono visitati da cinque milioni di turisti. Fonti di Palazzo Koch hanno spiegato che il Vaticano può avere tutti i Pos che vuole ma non con banche italiane, perché – ai sensi della normativa antiriciclaggio – la piccola Città Stato è considerata Paese extracomunitario «non equivalente» a fini di vigilanza e, per l’appunto, di antiriciclaggio.

 

Deutsche Bank Italia che è la banca provider dei moltissimi Pos presenti sul territorio vaticano – hanno spiegato le stesse fonti di Bankitalia – è un soggetto di diritto italiano e quindi vigilato da via Nazionale, ma li aveva aperti senza richiedere la necessaria autorizzazione alla stessa Banca d’Italia. Solo nel corso dello scorso anno, il 2012, ha presentato un’istanza in questo senso, che però è stata respinta da via Nazionale. Ed è per questo che ha dovuto disattivare tutti i Pos in Vaticano: da quelli dei Musei Vaticani a quelli della farmacia internazionale (dove è possibile entrare anche ai cittadini italiani muniti di ricetta e documento), dal supermercato alimentare e ai magazzini di vestiti e tecnologia (dove l’ingresso è limitato ai possessori di determinate tessere). Per non considerare numismatica e filatelia. Scatenando così un nuovo «affaire» sulle finanze vaticane.

La notizia è stata annunciata da una nota diramata via email della direzione dei Servizi economici del governatorato della Santa Sede e ribadita da un’altra nota della ragioneria dello Stato vaticano. Uniche forme di pagamento ammesse, da mercoledì, i contanti, gli assegni e il bancomat dello Ior. Lo stop dei pagamenti elettronici è stato confermato dalla sala stampa della Santa Sede, ma su quando i servizi potranno ricominciare nulla è dato da sapere, tanto che nelle note ufficiali si parla genericamente di «lasso temporale da definire» o di «fino a data da definire».

Il portavoce della Santa Sede Padre Federico Lombardi non ha voluto commentare le «spiegazioni» fornite da Bankitalia in relazione alle motivazioni che hanno portato al blocco dei Pos, ma si è limitato a spiegare che il blocco era stato originato dal fatto che «le relazioni di alcuni uffici della Città del Vaticano con uno dei loro prestatori di servizio per l’uso delle carte di credito e dei Pos presenti nei punti vendita interni alla Città del Vaticano, per facilitare il pagamento dei servizi a turisti e pellegrini, sono in via di scadenza». Padre Lombardi ha aggiunto che «sono in corso contatti con diversi provider o prestatori di servizi» e «si prevede quindi che l’interruzione dell’uso dei servizi connessi alle carte di credito nei Pos sarà breve».

Il blocco dei pagamenti elettronici è certo una prassi molto grave che, spiegano gli esperti, viene messa in pratica in presenza di situazioni sospette, appunto come operazioni di riciclaggio. «È un nodo che è venuto al pettine» hanno commentato a Via Nazionale. Del resto non più tardi di quindici giorni fa rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, il sottosegretario al Tesoro Vieri Ceriani aveva sottolineato anche la natura extracomunitaria e non equivalente della cosiddetta «banca vaticana», lo Ior, «che non è autorizzato ad operare in Italia».

Il problema dell’antiriciclaggio é particolarmente sensibile: la Santa Sede ha svolto nell’ultimo anno un lavoro di adeguamento giuridico complesso per entrare a pieno titolo tra i Paesi che ottemperano alle regole internazionali. Tanto che nel luglio scorso nell’Assemblea plenaria del Comitato Moneyval di Strasburgo, ha ricevuto un significativo riconoscimento («La Santa Sede ha percorso una lunga strada in un periodo di tempo assai breve», scrive il Consiglio d’Europa) ma anche l’invito a «rafforzare il proprio regime di vigilanza». Un nuovo esame è previsto tra sei mesi. L’avviso del blocco dei Pos apre l’ home page del sito ufficiale dei Musei Vaticani sotto il titolo «No pagamenti elettronici dal 1 gennaio», con la formula di rito: «Ci scusiamo per i possibili disagi».

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