Il punto sulla Brexit a tre mesi dal referendum inglese
Il popolo inglese si è espresso

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Il 23 giugno si aprivano le urne per il referendum che, il giorno dopo, avrebbe scosso il mondo. Ed il giorno dopo fu il classico venerdì nero, soprattutto per i titoli italiani, gravati dalle banche.

A tre mesi di distanza, da un punto di vista di contrattazioni con l’Europa, ancora non è accaduto niente. E’ una questione complessa, ci vuole del tempo. Dal punto di vista dei mercati, invece, è successo molto. Allo shock iniziale è seguita una rapida e buona ripresa. Protagoniste sono state le banche centrali, che hanno tranquillizzato tutti immettendo liquidità in abbondanza sui mercati. E’ quindi iniziato un periodo decisamente positivo per i mercati. Dalla Brexit a oggi, Londra guadagna il 10%. Milano perde il 5%, NY guadagna il 3,4%, Tokyo fa +4,3%.

Sembra un paradosso che la borsa inglese faccia così bene, essendo la nazione che ha fatto questa scelta (potenzialmente) dannosa. C’è però una motivazione tecnica per ciò. La ragione è l’importante svalutazione della sterlina, che ha reso attraente investire in Gran Bretagna. La borsa nostrana soffre invece dell’annosa questione bancaria, che rappresenta circa un terzo del peso complessivo dell’indice principale.

La FED ha deciso di mantenere invariati i tassi. Ciò comporta che l’economia USA, sebbene ancora positiva, sia nella fase finale del ciclo, e quindi ci sia estrema attenzione ad alzare i tassi proprio adesso. Probabile il rialzo a dicembre per continuare la normalizzazione. Molta attenzione nel bilanciare rialzo e rallentamento economico. Scopo dichiarato è creare ancora posti di lavoro, di cui si vede ancora necessità e bisogno. Il tutto senza creare inflazione eccessiva, ovviamente. In Europa la BCE non cambierà idea, invece, ancora per molto tempo con la sua politica dei tassi bassi. C’è ancora necessità di sostenere l’economia. Per questo la BCE si tiene ancora libera la possibilità di nuove azioni dovesse essercene bisogno.

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