Al 30 giugno le LSI vigilate da Bankitalia erano 462
Il difficile governo in banca uic

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Alle LSI facevano capo circa 8.700 sportelli e 74.000 dipendenti bancari in Italia, su un totale di circa 29.000 sportelli e 292.000 dipendenti per l’intero sistema bancario italiano; alle LSI, inoltre, era riconducibile una quota del totale attivo del sistema pari al 18 per cento. Il valore del totale attivo per una LSI era in media di poco superiore a un miliardo, contro 165 miliardi per una significant institution (SI) media.

Alla stessa data il coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità (CET1 ratio) delle LSI era mediamente pari al 15,5 per cento, circa 4 punti percentuali in più rispetto al 2011 (l’analogo dato per le SI era 11,7 per cento e faceva segnare 3 punti percentuali in più nel periodo considerato). Il rapporto tra il complesso delle esposizioni deteriorate (al netto delle rettifiche di valore) e il totale dei prestiti (NPL ratio) era pari in media al 12,5 per cento (10,5 per cento per le SI). Il relativo tasso di copertura (coverage ratio) era mediamente pari al 43,6 per cento, (46,6 per cento quello delle SI); tra le LSI si registra peraltro in media un maggiore ricorso alle garanzie. L’aumento del tasso di copertura registrato in media dalle LSI negli ultimi anni è stato nettamente più elevato che per le SI. Nel primo semestre del 2016 la redditività delle LSI, al netto di effetti straordinari, è risultata in linea con quella delle SI. Il rapporto tra i costi operativi e il margine di intermediazione (cost-income ratio) è risultato sostanzialmente analogo per LSI e SI.

In sintesi, le LSI italiane registrano un maggior grado di patrimonializzazione rispetto alle SI; altri “parametri vitali” – qualità del credito, redditività – risultano nel complesso allineati per i due insiemi; alcuni disallineamenti sono riconducibili a differenze strutturali. L’analisi delinea pertanto un quadro di complessiva stabilità per il sistema delle LSI, analogo a quello delle SI.

Emerge altresì che alcuni ben noti fattori di debolezza – la scarsa redditività, l’elevata incidenza delle esposizioni deteriorate – caratterizzano entrambe le categorie di banche, che devono pertanto adottare le necessarie azioni correttive, a cominciare dal contenimento dei costi e dalla ricerca di maggiore efficienza. Tali azioni devono essere tanto più concrete, rapide e incisive tra le banche che presentano uno “stato di salute” significativamente peggiore della media. L’azione della vigilanza su questi casi è più intensa. Alcuni sono in via di risoluzione, altri tuttora in fase di gestione. Nel caso delle BCC, la recente riforma del settore rappresenta un elemento fondamentale della soluzione di alcuni limiti della categoria (in primo luogo la difficoltà a incrementare l’apporto di capitali di rischio).

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